La sanità siciliana comincia a intravedere la luce. Dopo mesi roventi, che hanno elevato la nuova assessora Giovanna Volo al rango di “indiziato speciale”, è stato raggiunto un principio d’accordo fra piazza Ottavio Ziino, sede dell’assessorato alla Salute, e i privati convenzionati, che erogano l’80% delle prestazioni in carico al Servizio sanitario regionale. E’ uno dei numerosi fronti aperti in questo avvio di legislatura, che ha già provocato una serrata di quattro giorni, col “pubblico” costretto alle ore piccole – dalle 8 alle 20 – e alle “prestazioni aggiuntive” per garantire lo smaltimento delle prenotazioni. Il rischio di non riuscire più a sopperire a un sistema “monco” e la necessità, sull’altro fronte, di recuperare le prestazioni fornite in extrabudget – almeno in parte – ha reso necessaria la riapertura del confronto.
E nonostante l’assenza sostanziale del presidente Schifani, che in avvio di legislatura aveva promesso unità d’intenti e coesione coi laboratori analisi e con gli ambulatori specialistici – il presidente ha snobbato la protesta di piazza, rimarcando il concetto che non ci sarebbe fatto intimorire – un primo risultato è stato raggiunto. Forse. “Abbiamo lavorato in maniera concreta sulle risorse a disposizione – ha detto l’assessore Volo – e siamo vicini a un’intesa”. La Regione, nello specifico, ha proposto di utilizzare circa 14 milioni di euro di economie risultate dal 2022 per ridurre il deficit di quei laboratori e ambulatori privati che, a causa di precedenti decurtazioni dei budget, hanno subito le maggiori perdite, fino anche al 15 per cento. Si tratterebbe di una misura una tantum per circa 350 strutture che potrebbero così ridurre i propri passivi fino al 2 per cento rispetto al 2019.
Per il 2023, invece, la proposta è quella di aumentare i budget utilizzando circa 11 milioni di euro dall’aggregato di fondi per la nefrologia, che sarebbe risultato sovrastimato: trattandosi di terapie salvavita, comunque, le prestazioni effettivamente erogate saranno riconosciute in ogni caso. Inoltre, l’assessorato ha proposto di destinare allo stesso scopo anche lo 0,3 per cento del fondo indistinto per il recupero delle liste d’attesa: questa possibilità, però, è subordinata alla definizione dell’iter procedurale con i tavoli tecnici nazionali. Infine, è stata annunciata l’intenzione di emanare a breve un decreto con cui, a fronte della presentazione della relativa documentazione, la Regione potrà riconoscere un contributo una tantum alle aziende per risarcirle dei maggiori costi energetici affrontati a causa della congiuntura economica globale. “Le organizzazioni sindacali – conclude Volo, mettendo le mani avanti – ci hanno chiesto qualche giorno prima della firma definitiva per valutare le nostre proposte e sottoporre la piattaforma alle loro basi e verificarne il consenso”.
Un’altra questione che aveva debilitato a tal punto la Volo da indurla alle dimissioni (o quasi) era stata la gestione dei precari Covid, con la mancata proroga (il 28 febbraio scorso) a personale tecnico e informatico (ma in parte anche amministrativo). Un episodio che ha sancito la polemica di Fratelli d’Italia, che aveva giudicato “incomprensibili” le scelte operate dall’esponente del governo. Ci hanno messo tutti una pietra sopra, pur nell’impossibilità di garantire un rinnovo ai circa duemila rimasti senza impiego. L’accordo, condiviso anche da FdI, sembrava orientato sul riconoscimento di un punteggio aggiuntivo in fase concorsuale. Ora si è andati addirittura oltre. Qualche giorno fa, infatti, è stato siglato un protocollo d’intesa fra la Regione e le organizzazioni sindacali utile alla stabilizzazione del personale precario impiegato durante l’emergenza Covid.
Il documento consentirà di assumere a tempo indeterminato: il personale, dirigenziale e non dirigenziale, sanitario, sociosanitario e amministrativo reclutato dagli enti del servizio sanitario nazionale, anche con contratti di lavoro flessibile e anche qualora non più in servizio; e il personale che abbia maturato, o che maturerà al 31 dicembre 2024, alle dipendenze di un ente del servizio sanitario nazionale almeno diciotto mesi di servizio, anche non continuativi, di cui almeno sei nel periodo intercorrente tra il 31 gennaio 2020 e il 31 dicembre 2022. Il processo di stabilizzazione dovrà avvenire sempre in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni degli enti e delle aziende e nei limiti di spesa.
Definiti anche i criteri di priorità con cui si procederà alle stabilizzazioni, cominciando da quanti al momento della pubblicazione dell’avviso di ricognizione, saranno in servizio con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato presso l’Azienda procedente. A seguire, in caso di ulteriori posti disponibili, la precedenza è riconosciuta via via ad altri dipendenti, secondo principi di precedenza stabiliti dal protocollo. Resta ferma la possibilità per le aziende, fino al completamento dei percorsi di stabilizzazione, di garantire il mantenimento in servizio del personale ritenuto necessario per assicurare la continuità nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza. Per il restante personale, escluso dalle procedure di stabilizzazione e che abbia maturato almeno sei mesi di servizio durante il periodo dell’emergenza, le aziende e gli enti del servizio sanitario regionale sono autorizzate a riconoscere un punteggio premiale nella valutazione curriculare pari a 0,3 per mese, sino ad un massimo di 7 punti.
Il prossimo passo da compiere sarà quello di affidare il dipartimento Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute a un ‘esterno’, dopo che all’interno dell’Amministrazione è stato impossibile reclutare una figura che abbia un prerequisito necessario. Cioè una “comprovata e documentata esperienza e capacità professionale in gestione amministrativa-contabile, programmazione, con particolare riferimento alla sanità territoriale e controllo del settore pubblico sanitario”. Quel posto toccherà quasi certamente a Salvatore Iacolino, attuale commissario del Policlinico di Palermo, che nei giorni scorsi ha svelato il grande piano: scorporare l’ospedale universitario dal “Civico”. Il nuovo ospedale dovrebbe poter contare su 465 posti letto: si parla di 300 milioni per la realizzazione della struttura, e di un’ottantina per l’acquisto delle apparecchiature necessarie. Tempi previsti: 7-10 anni al massimo.
Proprio in queste ore, però, lo stesso Iacolino ha portato a casa un altro traguardo, cioè un piano operativo aziendale per il recupero delle liste d’attesa. Una pretesa ambiziosa, dal momento che le liste d’attesa rappresentano, forse, il maggiore handicap della sanità siciliana, specie dopo il Covid. “Al centro del programma di riduzione delle prestazioni prenotate dai cittadini e non ancora erogate, due le linee di intervento – si legge in una nota del Policlinico -: l’incremento delle attività in regime istituzionale, e l’integrazione con prestazioni aggiuntive in regime di incentivazione, che l’Azienda, in alcuni specifici casi, può richiedere ai propri dirigenti in via eccezionale e temporanea, oltre l’orario di servizio, ad integrazione dell’attività istituzionale”.
Come? Estendendo l’orario di apertura degli ambulatori. “Le prestazioni da smaltire sono circa 29.000, di cui 13.250 superano i tempi d’attesa previsti che mediamente sono di oltre 250 giorni per alcune prestazioni dell’area delle visite specialistiche, di oltre 200 giorni per alcune prestazioni dell’area della diagnostica strumentale e di oltre 150 giorni per alcune prestazioni dell’area della diagnostica per immagini”. Il primo passo per fare bene le cose è avere le idee chiare sulla natura dei problemi: “L’abbattimento delle liste d’attesa – spiega Iacolino – è un obiettivo strategico aziendale al quale si associano sia le premialità che le eventuali penalizzazioni correlate al mancato raggiungimento che verranno definite in sede di negoziazione con i direttori dei dipartimenti. Ritengo questo Piano una significativa iniziativa e ringrazio il Collegio di Direzione e tutti i professionisti dell’azienda per il contributo e la condivisione”. Il Piano di recupero delle liste d’attesa è finanziato con un milione di euro di fondi regionali stanziati nel 2022 per il cui utilizzo, nel gennaio scorso, il Policlinico ha ottenuto il nulla osta dall’Assessorato della salute. Le ulteriori prestazioni aggiuntive potranno gravare su fondi aziendali, nel frattempo resi disponibili. Qualcuno riesce ancora a fa funzionare le cose.