Mercoledì, a palazzo dei Normanni, Nello Musumeci potrebbe entrare di nuovo in rotta di collisione con l’Assemblea regionale. Come racconta Mario Barresi su La Sicilia, infatti, l’aula dovrà esprimersi sulla norma cosiddetta “congela-manager”, che prevede la proroga dei direttori generali di Asp e ospedali, in scadenza ad aprile, fino al prossimo 31 dicembre. Ovviamente nel ruolo di commissari. Qualora il disegno di legge – tecnicamente un “collegato” alla Finanziaria – dovesse essere approvato, il governo perderebbe (per ora) il potere di nomina dei nuovi direttori generali, un atto propedeutico alla campagna elettorale.

A sostenere il ddl di Pd e M5s potrebbero ritrovarsi pezzi importanti di Forza Italia (nel pallottoliere c’è il nome di almeno sei deputati regionali favorevoli), ma anche di autonomisti, renziani (Tamajo e D’Agostino, ormai, sono nel cono d’ombra di FI) e leghisti, che nel corso dell’ultimo incontro romano con Salvini hanno sottolineato la necessità di un cambio di passo su temi fondamentali (tra i quali la sanità). Sarebbe un autentico smacco nei confronti del governo regionale e dell’assessore Razza, la cui gestione ha incrinato definitivamente i rapporti con Forza Italia e Miccichè.

L’emendamento contiene, inoltre, l’autorizzazione alla proroga dei contratti di direttori sanitari e amministrativi. Se andasse in porto, non avrebbe molto senso la sfornata di nuovi manager da parte del Cefpas, dove sta per definirsi il corso di formazione per direttori generali, che vede interessati molti uomini legati al cerchio di Musumeci (e allo stesso Micciché, che però è disposto a farsene una ragione). Più in generale, l’approvazione del ddl sarebbe l’ultimo avviso di sfratto nei confronti del cerchio del governatore, su cui i partiti della coalizione – eccetto Fratelli d’Italia – non intendono fare più sconti. L’orientamento è noto a tutti da un paio di mesi, quando Musumeci si classificò terzo nella grande corsa degli elettori per il Quirinale, e passò dalle ipotesi di dimissioni all’annuncio di un azzeramento della giunta, mai concretizzatosi. La crisi, però, resta sempre dietro l’angolo.