Nelle campagne elettorali, una delle categorie che maggiormente si mobilita, è quella che ha a che fare con la sanità. Vedi manager che si improvvisano organizzatori di incontri, medici, aspiranti primari che si trasformano in galoppini. Non avete idea di cosa si sia scatenato, ad esempio, durante le ultime elezioni europee a sostegno delle forze politiche di governo regionale.

La sanità siciliana è occupata militarmente dalla politica, il merito quasi sempre va a farsi benedire e contano molto di più l’appartenenza e la disponibilità di donne e uomini della categoria a fare favori al proprio deputato o assessore di riferimento, che la preparazione e le capacità acquisite. Tutte le volte che si scelgono i manager chiamati a guidare le nostre strutture ospedaliere si compie una palese illegalità, legalizzata ormai dalla prassi: una becera spartizione tra i partiti e dentro i partiti tra le correnti per piazzare uno che sia dichiaratamente amico. Altro che qualità nelle prestazioni sanitarie, conta di più la quantità di favori che si è disponibili a fare per scalare la classifica. Ed essere così pronti al prossimo giro. Difficile trovare un manager della sanità che non sia venduto alla politica, invito chi si senta turbato da questa mia affermazione a querelarmi, disponibilissimo ad affrontare un giudizio e a dimostrare a chi si sentisse offeso, che casacca indossi e per quali “meriti” occupi quella poltrona.

Molti si riciclano, di legislatura in legislatura, di partito in partito, anche diversi, anche alternativi, purché si resti al proprio posto senza soluzione di continuità. Naturalmente è principalmente a causa di questa commistione malata che la sanità in Sicilia non funziona. I manager restano sempre al loro posto anche quando i pronto soccorso non funzionano, le liste d’attesa s’allungano, i costi crescono, il personale cala, non conta tutto questo, conta piuttosto se hai soddisfatto i bisogni elettorali dei politici di riferimento.

Le Asp e le strutture ospedaliere sono tante perché di tante poltrone ha bisogno la politica per soddisfare tutti i partiti, non conta se magari accorpare, rendere tutto più semplice, potrebbe far funzionare meglio la nostra sanità, conta di più moltiplicare le poltrone. Parcellizzare le centrali d’appalto fa aumentare i costi, ma favorisce illegalità e clientele. Ogni struttura ospedaliera, a volte anche singoli reparti dentro la stessa struttura, utilizzano sistemi operativi diversi. Quante volte vi siete seduti davanti ad un medico e vi ha chiesto le vostre informazioni sanitarie, anche a distanza di qualche ora. Quante radiografie avete fatto, magari disponibili in altri ospedali, sconosciuto il fascicolo elettronico, sconosciuto l’utilizzo che andrebbe fatto della tessera sanitaria. Quante volte i medici che dovrebbero stare nei reparti a smaltire le liste d’attesa sono costretti a stare in pronto soccorso perché manca il personale? Avete chiesto ad un manager se ha mai fatto una riunione con le strutture territoriali che insistono nello stesso territorio della struttura che dirige, per coordinare il lavoro, per smaltire le file nei pronto soccorso? Molti di loro non sanno nemmeno dove sia la guardia medica più vicina, la farmacia, il pediatra, il medico di base. Ognuno lavora per conto proprio, senza alcun coordinamento, crescono i costi e cresce l’inefficienza.

Però quando si tratta di dare voti e fare le pagelle sono tutti promossi. Le promozioni sono direttamente proporzionali al livello di inefficienza del nostro sistema sanitario. Ha ragione il dottore Spampinato, che sicuramente la politica regionale penalizzerà per le parole coraggiose espresse dopo il caso della frattura immobilizzata col cartone nell’ospedale di Patti: “Altro che ispettori nei pronto soccorso, si inviino gli ispettori in assessorato, per cercare non il ‘cartone’, ma le carte che dimostrano come il pronto soccorso di Patti non sia conforme alla legge. E i medici non possono essere sempre i capri espiatori”. La sanità in Sicilia è al collasso, i cittadini se ne sono accorti, perché frequentano i reparti, i pronto soccorso, perché prenotano le visite, non hanno le corsie preferenziali, la politica regionale ha altri parametri per valutare la qualità del nostro sistema sanitario, lontano anni luce da quello dei siciliani.

Di questi cosiddetti manager che stendono i tappeti rossi negli ospedali della regione, al passaggio dei deputati o assessori che li hanno nominati, ne abbiamo piene le scatole. Stanno tutto il tempo a spiegarci come vada tutto bene e invece è sempre più un disastro e le vittime sono i cittadini e i lavoratori della sanità che hanno scelto di essere liberi e non schiavi di questi politici.