Con laboratori d’analisi e ambulatori convenzionati sono stati fatti passi avanti. Per coprire (in parte) le perdite del passato e, soprattutto, per evitare che la sanità si trasformi in un giochino esclusivamente per ricchi. Ma basterebbe dare un’occhiata all’ultimo documento controfirmato da 17 sigle – che costituiscono l’intersindacale specialistica accreditata esterna – per capire cosa non funziona. Al netto delle risposte offerte all’assessore Volo sul piano “concordato” lo scorso 5 aprile (l’accordo di massima regge e fa leva su un tesoretto da 25 milioni) si fa riferimento alla questione degli extrabudget non ancora erogati ai laboratori analisi per l’anno 2021. Rivolgendosi all’assessorato, la richiesta è unanime, e cioè quella di dare disposizioni cogenti alle Aziende sanitarie provinciali, per “l’immediato pagamento del conguaglio 2021 che non presenta alcuna criticità interpretativa e che darebbe un sollievo economico notevole alle strutture (ammonta a circa 65 milioni di euro previsti negli aggregati, quindi in bilancio) non erogate solo per inerzia delle ASP”.
“Inerzia amministrativa”. E’ la stessa che l’assessore Volo imputa al Cefpas, il centro d’eccellenza di formazione della Regione, per non aver comunicato l’iter sull’affidamento di un appalto da quasi 6 milioni che avrebbe informatizzato i sistemi degli ospedali e ridotto le liste d’attesa. Di fronte a cotanta inerzia, e una serie di ultimatum snobbati da Caltanissetta, l’assessore ha fatto il sergente di ferro, sfilando la dotazione economica a Sanfilippo, confermato da Schifani alla guida del Cefpas, e affidando le competenze al Dipartimento Pianificazione strategica, affinché appronti l’appalto utilizzando altri canali (quelli della Consip). Insomma, la Volo ha capito sulla propria pelle cos’è l’inerzia amministrativa e anche in questo caso, dato che i soldi in ballo non sono esattamente briciole, potrebbe intervenire spezzando una lancia a favore di chi le prestazioni – facendo le veci del pubblico – le ha erogate fino a un anno e mezzo fa. Senza vedere un centesimo.
La sanità, al netto delle scelte delle singole Aziende, vive una fase difficile sotto il profilo della rappresentanza. Il dipartimento Pianificazione, in attesa che si esaurisca la ricerca di un nuovo dirigente “esterno” (resta praticabile la pista Iacolino), è retto ad interim da Salvatore Requirez, già capo dipartimento al Dasoe (Attività sanitarie e osservatorio epidemiologico). E la stessa Giovanna Volo è nuova del mestiere: nelle settimane scorse è sopravvissuta alle proteste di piazza, alimentate dai “soliti” privati convenzionati, che solo di recente le hanno concesso un po’ di tregua. Il toro, però, andrebbe preso per le corna, specie di fronte agli ultimi misfatti. Partiamo dalla denuncia del Pd: “I siciliani che rinunciano a curarsi a causa delle lunghe liste d’attesa – ha scritto in una nota il capogruppo Michele Catanzaro – hanno diritto a sapere che fine hanno fatto i fondi inseriti nel decreto 104/2020 e destinati a tagliare i tempi per l’accesso alle prestazione sanitaria e soprattutto perché a tre anni dallo stanziamento, secondo i dati ministeriali, in Sicilia solo il 28% di fondi è stato investito”.
Il miglioramento dell’offerta sanitaria, secondo Catanzaro, continua a rappresentare un rebus. “E’ inaccettabile – spiega – che nella nostra regione servano quasi 6 mesi per un’ecografia al seno, un anno per una visita senologica al Cannizzaro di Catania, più di otto mesi per una spirometria a Messina, 110 giorni per una visita nefrologica al ‘Cervello’ di Palermo o quasi quattro mesi per un elettrocardiogramma al ‘Civico’. Il Covid – dice il deputato del Partito Democratico – ha spinto molti pazienti a rinunciare alle cure e ha assottigliato le liste d’attesa soprattutto per le prestazioni erogate dalle Asp. Dopo la pandemia le richieste rinviate si sono sovrapposte alle nuove e oggi bisogna aspettare tempi inaccettabili prima di potersi sottoporre a una visita medica o a un esame clinico. Nel 2020 – ricorda inoltre – sono state inserite somme straordinarie che la Regione avrebbe dovuto destinare all’abbattimento dei tempi d’attesa. Il governo regionale verifichi con urgenza come e quanti dei fondi destinati alle prestazioni sanitare sino stati impiegati”.
Di somme non spese è ricca questa terra, specie in materia di fondi europei. Ma la sanità è un mondo a parte, e sin troppo “sensibile” per non riservare ad essa cure particolari. Eppure i problemi emergono a ogni angolo. Al Policlinico di Palermo, come segnalato ieri da un articolo di Repubblica, alcuni pazienti del reparto di Malattie infettive sono stati rimandati a casa perché non c’erano le provette per fare le analisi del sangue. Dopo un disservizio durato qualche ora, l’azienda è stata rifornita. A Villa Sofia, invece, la deputata del M5s, Roberta Schillaci, reclama l’intervento del governo per sapere “come ha intenzione di procedere per fare piena luce sui presunti casi di cattiva assistenza al Pronto soccorso denunciati dalla stampa e quali azioni intende eventualmente mettere in campo per evitare che se ne verifichino altri in futuro”. Nel suo atto parlamentare la deputata fa riferimento ad una malata oncologica, che secondo quanto denunciato dalla famiglia, non avrebbe ricevuto adeguata assistenza e al decesso di un uomo – riferisce la stampa – per un ascesso dentale che sarebbe stato curato male. “I casi denunciati – dice la deputata – testimonierebbero, ove accertati, l’esistenza di problematiche nell’organizzazione e gestione del pronto soccorso”. Sarebbe un fatto grave, ma non una novità assoluta.
All’Ars, che in questo avvio di legislatura non pare particolarmente attiva, un’altra questione delicata viene sollevata da Giuseppe Lombardo, deputato di Sud chiama Nord (il movimento di Cateno De Luca): “Aspettiamo da settimane che il presidente della commissione Salute Giuseppe Laccoto convochi una seduta per affrontare la questione relativa al piano di potenziamento per la rete ospedaliera per l’emergenza Covid. Abbiamo già evidenziato – dice Lombardo – che il piano regionale degli interventi per terapie intensive, sub intensive e pronto soccorso prevedeva 74 interventi per un importo totale di 237 milioni e ad oggi sono stati avviati soltanto 45 interventi su 74 e, nonostante ciò, sono necessari già ulteriori 20 milioni di euro rispetto alla cifra stanziata inizialmente”. La questione attiene in modo particolare la struttura commissariale anti-Covid, che in avvio di legislatura il presidente Schifani ha rivoluzionato mandando in tribuna Tuccio D’Urso, ch’era stato delegato da Musumeci (nelle vesti di soggetto attuatore per l’emergenza).
“Abbiamo chiesto al presidente Laccoto di affrontare la questione in commissione con audizione di tutti i soggetti interessati affinché qualcuno possa finalmente dare risposte su come sono stati gestiti i fondi e su come si pensa di fronteggiare le criticità”, dice Lombardo. Che ne fa (anche) una questione politica: “Laccoto non può esimersi dalla responsabilità del ruolo che ricopre. La richiesta è stata avanza lo scorso 13 marzo. Oggi vorremmo ricordargli che è il presidente di tutti, non soltanto della forza politica che rappresenta (la Lega, ndr). Proceda dunque a dare seguito alla nostra richiesta altrimenti rassegni le dimissioni perché con il suo atteggiamento dimostra di non saper svolgere il ruolo che gli è stato assegnato”. Ma qui il gioco dei campanili non regge. E’ un insulto anche pensarlo. Servono soluzioni per tutti, che restituiscano ai siciliani il diritto alla salute, e agli addetti ai lavori gli strumenti utili per garantirlo.
La tragedia di Collesano
I carabinieri hanno sequestrato le schede di intervento alla centrale operativa del 118 in merito alla morte di Antonino Grisanti di 74 anni, deceduto a Collesano per infarto tra le braccia della figlia in attesa di un’ambulanza. Il mezzo, come hanno raccontato i familiari, è arrivato a Cefalù 45 minuti dopo la chiamata al numero unico 112. Come ricostruisce l’edizione palermitana di Repubblica la centrale operativa ha dovuto eseguire tre chiamate prima di trovarne una nelle vicinanze con il rianimatore a bordo. Non tutte le ambulanze hanno i medici a bordo. “Ho visto mio padre morire tra le mie braccia. L’ambulanza è arrivata quasi un’ora dopo la chiamata al 112. Nemmeno in Africa si muore così”, ha raccontato Santina Grisanti, la figlia di Antonino.
“Morire in attesa di una ambulanza con medico rianimatore a bordo? Succede anche questo in Sicilia, nell’anno di grazia 2023, grazie al lento, progressivo e inesorabile smantellamento della sanità e dei presidi territoriali non più in grado di rispondere adeguatamente alle emergenze, soprattutto in località disagiate. Quello che è successo a Collesano, paese sulle Madonie in provincia di Palermo, è il triste riflesso di una politica, quella del governo di centrodestra in Sicilia, che non bada alla salute dei siciliani ma si occupa soltanto di propaganda”. Lo dichiara il segretario del PD Sicilia, Anthony Barbagallo dopo che un uomo di 74 anni è deceduto per infarto a Collesano in mancanza dell’immediata disponibilità di una ambulanza con medico rianimatore a bordo, giunta solo un’ora dopo l’allerta lanciata dai familiari.
“Abbiamo più volte denunciato fin dalla scorsa legislatura con atti parlamentari all’Ars – prosegue – le inefficienze, i ritardi e i punti oscuri in materia di gestione, non solo politica, della sanità siciliana. Lo abbiamo fatto dati alla mano ma il Governo e l’assessore alla Salute, Giovanna Volo, non si sono degnati di rispondere.. Chiediamo ora, dopo un fatto così grave, che Schifani la smetta con gli annunci e gli ammiccamenti con i privati e ci dica quale idea ha, se ce l’ha, per rimettere in piedi il sistema pubblico per il bene e la salute dei siciliani”.