C’è lo sfascio di Villa Sofia, dove i poveri cristi vengono lasciati morire sulle barelle abbandonate nei corridoi e c’è lo scandalo del Policlinico, dove una cricca di furbetti e mascalzoni truccava le liste di attesa. C’è un vuoto di potere all’Asp di Palermo – la più grande, la più ricca e la più sgangherata della Sicilia – e c’è il cappio che il ministro Orazio Schillaci, meloniano di ferro, ha stretto, con le nuove tariffe, al collo degli specialisti e dei laboratori convenzionati. Per la sanità che cade a pezzi – bisogna riconoscerlo – non mancano le mobilitazioni e gli impegni della politica regionale: governo e opposizioni formulano promesse e lanciano proclami, ma la luce in fondo al tunnel ancora non si intravede. La situazione è al collasso. Non c’è più spazio per “ampi e approfonditi dibattiti”. Il disastro non ammette più altri ritardi. Fate presto.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Sanità, dalla Sicilia un urlo: “Fate presto”
orazio schillacisanità
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