La sanità siciliana non funziona, ma dal 1° gennaio la situazione potrebbe addirittura peggiorare. Colpa del Tariffario Ministeriale, pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso agosto, che dovrebbe “sforbiciare” del 30-35 per cento il budget a disposizione delle strutture convenzionate. Un atteggiamento, come trapela dalle parole di Pietro Miraglia, segretario regionale di Federbiologi, che “appare finalizzato ad estirpare la piccola sanità privata in buona parte rappresentata dalla convenzionata esterna ed in particolare dai laboratori di analisi. Questa, difatti, sopravvive grazie ad enormi sforzi ma, inevitabilmente, con questo Tariffario rischia di chiudere i battenti”, ha detto annunciando un ricorso collettivo. I laboratori che sopravviveranno alla chiusura, non potranno più erogare prestazioni per il Sistema sanitario nazionale, costringendo i pazienti rivolgersi al privato (pagando) o agli ospedali (mettendosi in coda). Con un graduale aumento delle liste d’attesa.
Esattamente il tipo di situazione che la Regione, in queste settimane, ha provato a contrastare. Il 31 dicembre, infatti, scade la verifica sulle prenotazioni arretrate, per le quali l’assessorato di Piazza Ottavio Ziino ha sganciato fior di milioni: quasi 50. L’obiettivo è noto: potenziare l’offerta delle prestazioni ambulatoriali e smaltire le lunghe attese che si trascinano da prima della pandemia (e cresciute a dismisura col Covid). Secondo l’ultimo accordo coi privati convenzionati – che rappresentano solo una parte della soluzione – vengono messi in palio 11,3 milioni, così distribuiti: 5,2 milioni ai laboratori di analisi, 3,8 milioni agli ambulatori di fisiokinesiterapia, 2 milioni a quelli per l’emodialisi e 300 mila euro agli ambulatori di odontoiatria. Inoltre, 6,5 milioni di euro saranno distribuiti alle Asp per il rimborso in quota parte delle prestazioni realizzate in più nel 2023, nelle categorie ritenute “critiche” dal ministero della Salute.
Inoltre, come segnalato dal Giornale di Sicilia, un altro accordo dal valore di 8,6 milioni, per le medesime finalità, è stato definito con le cliniche private. Il requisito necessario è aver esaurito il budget negoziato con le singole Asp. I soldi in più, oltre a coprire interventi e ricoveri già effettuati, serviranno ad anticipare quelli slittati ai primi al 2024 per “overbooking”, richiamando i pazienti. Come detto, però, il recupero delle liste d’attesa a carico del pubblico e del privato – pare che da settembre scorso ci sia un decremento medio del 60 per cento – è solo una parte del problema. Ovunque la si tiri, infatti, la coperta della sanità risulta sempre troppo corta. E anche in questi giorni le dichiarazioni e le decisioni della politica lo testimoniano.
Ha iniziato Schifani, spiegando che “mancano i medici”. Da quel giorno le possibili soluzioni si sono succedute: la prima, forse la più importante, riguarda l’Avviso pubblico aperto per il reclutamento di medici stranieri ed extra Ue. I tentativi, già fatti motu proprio dalle Aziende sanitarie e ospedaliere, non hanno prodotto grandi risultati. Così si è messa in moto direttamente la Regione, nella speranza di poter colmare o almeno ridimensionare un vuoto d’organico spaventoso: in Sicilia mancano all’appello, infatti, 1.500 medici di cui la maggior parte nelle aree di Medicina d’emergenza e urgenza (cioè i Pronto soccorso), Anestesia e rianimazione, Chirurgia generale, Medicina interna, Gastroenterologia, Ortopedia e traumatologia, Pediatria, Neurologia, Cardiologia, Psichiatria, Urologia, Ostetricia e ginecologia. Un dramma.
Ma l’asfissia delle dotazioni organiche, specie nell’area delle professioni mediche, riguarda soprattutto gli ospedali di periferia. I nosocomi di Petralia Sottana e Sciacca rischiano di chiudere, altri non se la passano benissimo. Da qui l’intuizione del governo, condivisa dai Cinque Stelle: proporre, nella prossima Legge di Stabilità, un incentivo economico per il personale medico in servizio presso le unità di pronto soccorso e nei presidi ospedalieri distanti più di 90 minuti dai centri hub o spoke di riferimento o 60 minuti dai presidi di pronto soccorso. Il parlamento, se dovesse approvare la proposta (già passata al vaglio della commissione Salute), si impegna ad accantonare 18 milioni di euro, mentre l’incentivo ad personam non dovrebbe superare i mille euro al mese. Secondo il report del dipartimento Pianificazione strategica dell’assessorato della Salute, diretto da Salvatore Iacolino, i medici che prestano servizio nei presidi disagiati sono 302 (di cui 289 a tempo indeterminato), a fronte di una pianta organica di 576.
Sempre in commissione Salute, per evitare il “suicidio” dei privati convenzionati a causa del nuovo Tariffario Ministeriale, era approdata una proposta degli Autonomisti, appoggiata da FdI e dalle opposizioni, per fare in modo che la Regione si facesse carico di almeno il 10 per cento delle eventuali perdite. Briciole. La speranza, tuttavia, è che la sessione finanziaria possa offrire qualche escamotage, ma soprattutto suggerisca alla politica di porsi in maniera seria rispetto al problema, mettendo da parte i calcoli elettoralistici sulle nomine dei manager. Mancano meno di due mesi alla scadenza degli incarichi (già prorogati due volte) ai commissari. Mancano pochissimi giorni ai colloqui dei direttori sanitari e amministrativi per l’aggiornamento dei rispettivi elenchi. Eppure, all’orizzonte, non si intravedono soluzioni. Sembra, da alcuni rumors, che il presidente Schifani voglia giungere alle indicazioni in tempi celeri, già entro dicembre; ma qualcun altro, dalle parti di Piazza Ottavio Ziino, ipotizza scadenze più dilatate, a causa dei tempi della politica e dei prossimi appuntamenti elettorali, che suggeriscono una salvaguardia degli equilibri fra i partiti.
Intanto le Madonie s’interrogano. In un territorio già provato da un processo di desertificazione irreversibile, dover rinunciare ai presidi di salute, dove mancano medici e posti letto, sarebbe un durissimo contraccolpo. Come ha illustrato Schifani nel corso di un incontro a Palazzo d’Orleans, per rilanciare il tema dell’assistenza sanitaria servono vari ingredienti: dai concorsi alla costruzione delle Case di Comunità (ma chi ci metti dentro a lavorare?). Torneranno utili anche gli accordi di collaborazione con l’ospedale Civico di Palermo per la telemedicina pediatrica e la convenzione con la fondazione Giglio di Cefalù per potenziare i reparti e gli ambulatori di urologia e riabilitazione. La stessa fondazione, di stampo privato (è guidata dal fratello dell’assessora Dc Nuccia Albano), che ha già supplito alla carenza di medici in altre realtà. A furia di tirare la coperta…