Un vespaio di polemiche continua ad avvolgere la decisione del governo Musumeci di affidare le gare d’appalto della sanità siciliana alla centrale di committenza della Lombardia. I rappresentanti dell’Aci Sicilia, Alleanza delle cooperative italiane in Sicilia costituita da Agci, Confcooperative e Legacoop, sono stati ricevuti ieri dalla commissione Bilancio dell’Ars ove hanno espresso i timori per gli “effetti potenziali” che una tale decisione avrebbe “sulle imprese, anche cooperative, che già faticano per competere in un mercato sempre più complesso e a volte spregiudicato e che vedono avvicinarsi la minaccia di un vuoto procedurale importante, che rischia di paralizzare l’intero comparto”. La Cuc siciliana, secondo Ruggero Razza, assessore alla Salute, e Gaetano Armao, assessore all’Economia, “non risponde complessivamente alle esigenze di razionalizzazione e controllo della spesa in relazione alle quali è stato introdotto il sistema di centralizzazione delle committenze”. Da qui l’idea di “esportare” nel continente le gare per l’acquisizione di beni e servizi delle strutture sanitarie regionali. I rappresentanti dell’Aci, durante l’audizione di ieri a Palazzo dei Normanni, hanno obiettato: “Se il problema fosse la scarsa ‘produttività’ della Cuc Sicilia, bisognerebbe lavorare per potenziare la struttura, colpendo le inefficienze, organizzandola e contestualmente monitorandone il funzionamento”. La Regione, da par suo, ha già siglato un accordo con Ministero dell’Economia e Consip, che ha per oggetto la razionalizzazione della spesa pubblica regionale in beni e servizi. E che, secondo Armao, potrà “riqualificare gli acquisti dell’amministrazione attraverso il potenziamento dell’attività della Centrale unica di committenza regionale”.