Sangiuliano, il ministro che scotta tra le mani della Meloni

Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia

A che titolo? Una consigliera, che non è mai stata nominata consigliera del ministro Sangiuliano, riceve mail del direttore del Parco di Pompei, in copia ci sono funzionari del ministero, come il capo della segreteria tecnica, il consigliere diplomatico di Sangiuliano. A che titolo? Boccia è stata ospitata al Festival di Polignano a Mare, in quanto “collaboratrice” del ministro. In occasione del festival, “Il libro Possibile”, del 13 luglio, l’organizzazione chiede alla segreteria di Sangiuliano quante stanze riservare. Viene risposto di riservare tre stanze. Il presidente dell’evento è Gianluca Loliva e conferma che “la collaboratrice era Boccia” (che non lo era). Una stanza viene riservata per il ministro, un’altra per la scorta, un’altra per il “collaboratore”, perché come riferito al Festival, “il ministro sarà accompagnato da un agente di scorta e da un collaboratore”. A che titolo? Il “collaboratore” (che non è collaboratore”) è Boccia. La comunicazione parte dalla segreteria di Sangiuliano.

Una consigliera che non è mai stata nominata consigliera assume dunque il ruolo di “collaboratrice” del ministro. A che titolo? Boccia non aveva nessun contratto, ma da mesi si presentava come tale e le era stato promesso di occuparsi di grandi eventi, la cerimonia inaugurale del G7 della Cultura che si sarebbe tenuta nella sua città, Pompei. Il 5 giugno, il documento lo ha pubblicato Dagospia, il direttore del Parco di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, mette in copia Boccia, la informa del percorso, della pianta riguardante i possibili percorsi dei ministri. Ma Boccia partecipa anche al sopralluogo degli scavi archeologici, sempre a Pompei, insieme al ministro e il direttore, ascolta l’avanzamento delle scoperte. A che titolo? Da venerdì 27 agosto a tutte le chiamate del Foglio, i messaggi, il direttore Zuchtriegel non ha mai risposto. Si candida a essere il nuovo capro espiatorio di questo caso. Per il ministero, il direttore si è infatti mosso autonomamente, “è lui che ha mandato la mail a Boccia”. A che titolo?

Il 6 settembre a Venezia, si terrà un evento organizzato dall’intergruppo parlamentare di Boccia, e sugli inviti c’è il logo del ministero della Cultura. A che titolo? Boccia continua a postare sui suoi social, storie, video, continua ad attaccare il gabinetto del ministero. Può un governo essere svergognato da una donna che pretende scuse, che è entrata per mesi nelle stanze della Cultura? Con questa facilità di accesso potrebbe infiltrarsi chiunque, chiunque potrebbe accedere negli uffici. Il 2 giugno, e lo esibisce, sempre sui social, Boccia viene invitata dal ministero della Difesa alla manifestazione dei Fori Imperiali. Chi ha fornito il suo nome? E’ ormai confermato, dal ministero della Cultura, che la nomina era in corso di registrazione per poi essere bloccata. Per mesi Boccia andava a zonzo con Sangiuliano, a Palazzo Citterio, a Brera, sempre con il ministro, ascoltava conversazioni tra direttori, funzionari. A che titolo? Oltre alla leggerezza di un ministro sbruffone, un ministro che spediva i collaboratori agli archivi e se ne vantava, un ministro che voleva scrivere un libro sugli sfondoni dei giornalisti, ecco, oltre alla sbruffoneria, c’è anche l’insipienza di un ministero, di funzionari che devono fare l’interesse dello stato e non compiacere il loro ministro.

Capi di gabinetto (Francesco Gilioli è da giorni alloggiato a Venezia, per la Mostra del Cinema) capi di segreteria, consigliere diplomatico, che c’è da scommettere verranno usati come scudo, non hanno avuto la forza, il coraggio di dire: “Caro ministro, la signora Boccia non ha ancora alcun titolo per accedere, partecipare alle nostre chat”. Un funzionario dello stato non strizza l’occhio al ministro che lo fa sbandare. A che titolo? Un ministero viene ora irriso, loghi della Cultura utilizzati con sciatteria. A che titolo? Cara Meloni? A che titolo?

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Carmelo Caruso per Il Foglio :

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