Ci sono state raffiche di malasorte, come la pioggia caduta sul palcoscenico del Teatro Pirandello; ma anche vampate di asineria, come il cartello stradale pieno di sgrammaticature piazzato sulla “strada degli scrittori”. Ci sono state ingenuità. Ma pure gli intrighi dei tanti pagnottisti arrivati ad Agrigento, capitale italiana della cultura, per affondare le mani nel ricco vassoio del denaro pubblico messo a disposizione della Città dei Templi. C’è il malumore del Presidente della Regione, Schifani, e ci sono le riserve del ministro della Cultura, Giuli. Tutte sacrosante verità, tutte posizioni legittime. Ma sabato prossimo, giorno dell’inaugurazione, che succederà? Disertare la cerimonia e lasciare da solo il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, significherebbe radere al suolo il progetto. E condannare Agrigento a un futuro di solitudine. Non solo culturale.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Salvare Agrigento è ancora possibile
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