Per attaccare chiunque urlano “ci stanno attaccando”. E infatti, per arrivare al governo hanno ripetuto che eravamo invasi dai migranti, maltrattati dall’Europa, succubi della Francia, sottomessi ad Angela Merkel, prigionieri dei banchieri, inchinati alla finanza internazionale. Oggi che il M5S e la Lega sono al potere si sono ammalati della febbre turca. Come il presidente Erdogan, usano il nemico per requisire il dissenso, ci annunciano l’imminente arrivo dei Tartari proprio come dicevano a Giovanni Drogo, il protagonista del libro di Dino Buzzati, che li aspettava nel deserto. Prima ha iniziato il sottosegretario Giorgetti che ha minacciato la mano dei mercati finanziari, poi ha continuato Di Maio promettendo che nessun complotto internazionale potrà fermare l’azione del nuovo governo, infine, a guidare questa armata Brancaleone che spezzerà le reni al mondo, è giunto Salvini. Ha mandato l’ultimatum niente meno che al Wall Street Journal, colpevole di scrivere sui rischi che corre l’Italia, ha spedito un bacione al francese L’Express che lo ha sbattuto in copertina con questo titolo “Il fascista che fa tremare l’Europa”. E non poteva mancare il magnate Soros, lo sporco capitalista che finanzia l’immigrazione, il satanasso che sogna un universo cosmopolita. Con tutti questi nemici è chiaro che serve ripristinare la leva obbligatoria. Ha ragione anche la ministra della Sanità, Giulia Grillo, a lasciare che i bambini non si vaccinino. Non avremo l’atomica ma ci rimane pur sempre il morbillo.
Carmelo Caruso per Il Foglio
in Buttanissima Italia
S come la sindrome di Erdogan
di maioerdogangovernosalviniturchia
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