Oltre venticinque anni di carriera e un nuovo approdo al Festival di Sanremo, stavolta in qualità di ospite. L’ultima volta sul palco dell’Ariston fu lo scorso anno, in coppia con Diodato: adesso Roy Paci, leggenda siciliana (è di Augusta), trombettista e compositore sublime, sarà al fianco dei Negrita e di Enrico Ruggeri (altro special guest) nella serata dei duetti, venerdì 8 febbraio. Interpreterà, assieme a loro, “I ragazzi stanno bene”, l’inedito della band toscana che, strano scherzo del destino, celebra anch’essa i 25 anni di carriera.
Roy Paci ha già suonato con un pezzo dei Negrita, Paolo “Pau” Bruni, in “Giramundo”, brano inciso nel 2005 con la sua orchestra – Aretuska – proprio insieme alla voce storica della band. Sarà un dolce dejavu, anche se le circostanze sono cambiate e la maturità canora pure. Roy Paci ha fatto della sperimentazione un elemento fondamentale della sua carriera, in cui ha creato numerose orchestre, sposato progetti, unito generi. Dal jazz, che lo ha visto in campo in tenerissima età con alcune note band siciliane (fu componente dei QBeta), passando per il folk, la ska, la cumbia uruguaiana, appresa durante gli anni trascorsi in America Latina, alla ricerca di qualcosa di nuovo e inedito.
Viaggi che lo segnarono profondamente: dall’Argentina al Brasile. Vi fu anche un passaggio in Africa, in Senegal, perché non si smette mai d’imparare. E poi alcuni progetti più “nostrani”: la Banda Jonica, che raccoglie le marce funebri più popolarti del Sud Italia, gli Zu, primo gruppo jazz-core. La potenza delle sue note emerge una volta per tutte nel 2001, quando pubblica un album dal titolo “Baciamo le mani” assieme ad Aretuska, l’orchestra che renderà davvero celebre il suo talento. Le collaborazioni con altri artisti non si contano nemmeno più: dallo spagnolo Manu Chao (Toda joya toda beleza diventa un cult e lo è tuttora), a Caparezza, Mike Patton, Piero Pelù, Samuele Bersani, 99 Posse, Subsonica. Gente per cui scrive e arrangia. Gente con cui collabora. La firma, la voce, la tromba di Roy è presente su oltre 400 dischi, roba da guinness.
La sua saggezza, la sua fortissima sensibilità su alcuni temi sembra scontrarsi con la sua grande estroversione sul palco. In realtà le due cose viaggiano a braccetto, anche nei momenti in cui Roy si dedica anima e corpo al teatro d’avanguardia (celebre lo spettacolo Poesia e Andalusia), alla televisione e addirittura al cinema, dove chiamato in causa per alcune colonne sonore che segnano i tempi e li sorvolano. Il nuovo approdo all’Ariston è semplicemente una nuova tappa di una carriera sulle montagne russe, trascorsa a cantare e divertire, suonare ed entusiasmare. Lunga vita, Roy.