Che non si amassero non è una novità. Ma a due anni e mezzo dall’ultimo vibrante confronto – era la campagna elettorale per le Regionali, entrambi ‘ospiti’ di Forza Italia – Saverio Romano e Cateno De Luca indossano nuovamente le mimetiche. Lo scontro si consuma sui social e a innescarlo è il leader del Cantiere Popolare, che posta una foto del sindaco di Messina che esulta su un cassonetto della spazzatura.
E, senza mai nominarlo, attacca a testa bassa: “La pochezza del dibattito politico fa sì che il tempo e le energie dedicate alle candidature e alle autocandidature prevalgano su quelle che dovrebbero essere impiegate sui temi, sui programmi, su come spendere risorse essenziali, su quale modello di sviluppo costruire e, solo dopo su chi possa farsene interprete. In tutto questo, alla tragicità del momento si unisce la farsa. È il narcisismo di pochi, amplificato dai social media, che ci consegna personaggetti da avanspettacolo di quart’ordine come quel sindaco che già durante il lockdown dette, senza alcuno sforzo, il peggio di sé. La politica, quella seria, abbia rispetto di chi non ha un lavoro, di chi lo ha perso, di chi guarda ai propri figli con la paura di un futuro che non si vede. La Sicilia ha già avuto Crocetta e ne paghiamo ancora il conto”.
Cateno De Luca non lascia cadere la cosa e, dal suo profilo personale, replica con toni aspri: “Perché il Romano mi attacca? Ma è ovvio! Vuole un po’ di visibilità… Come quella che non vuole concedere a chi politicamente lo ha messo al mondo e gli ha garantito le prime prebende da distribuire per farsi una iniziale clientela. Comprendo che il potere logora chi non ce l’ha. Ed il buon Saverio, ormai da anni politicamente trombato, si è stancato di sopravvivere con il reddito di cittadinanza… Ma non sarò io a dargli soccorso dopo aver contributo a non farlo eleggere al parlamento europeo. Saverio si abitui ormai a questo status di disoccupato politico perché i siciliani non hanno dimenticato ed non dimenticheranno a quale banda bassotti della politica apparteneva il nobile in decadenza Romano”. Infine la conclusione tranchant: “Saverio fammi sapere a chi deve inviare la mia fattura per il compenso pattuito per questa visibilità che ti ho dato. Non ta pigghiari a viziu però”.
Durissima, nei toni e nei contenuti, la controreplica di Romano: Al cialtrone Cateno De Luca, che per avere un po’ di visibilità è pronto a fare lo spogliarello come ha già fatto all’Ars o a fare il clown in periferia con il microfono in mano o a strimpellare uno strumento suscitando l’ilarità generale e la compassione, ricordo che non ho bisogno dei guitti e dei cialtroni. Lo invito a scendere dal cassonetto e glielo ricordo da avvocato, una professione che esercito da trent’anni. Non sono costretto, io, a vivere con pratiche, clientele e spicciafacenni. Prenda un po’ di fosforo; ha cattiva memoria: alle Europee il sottoscritto ha preso oltre ventiseimila preferenze più della sua candidata-prestanome. Impari a far di conto: è anche questo un mestiere come un altro. Meglio di non fare nulla ed essere costretti a vivere di espedienti”.