Ventiquattr’ore fa sembrava che i palazzi della politica stessero per bruciare, che il ribaldo Gianfranco Miccichè stesse per scatenare l’ennesima guerra contro lo strapotere di Giorgia Meloni, contro le arroganze di Ignazio La Russa e contro il pendolarismo di Renato Schifani, percepito più come un fiancheggiatore di Fratelli d’Italia che come un militante di un berlusconismo duro e puro. Ma è bastato un segnale da Roma – un richiamo all’ordine – per cambiare in un attimo proclami e strategie dei quattro sicilianuzzi di Forza Italia impegnati nella faticosa costruzione della nuova giunta regionale. Se ieri, per il bene della Sicilia, poteva sembrare utile un braccio di ferro con i patrioti brutti e cattivi di Musumeci e Razza, oggi – sempre per il bene della Sicilia – è più opportuno dare alla Meloni quel che è della Meloni. Roma comanda e picciotto va e fa.