Può una preghiera cambiare le sorti dell’Europa? Un’opera lirica, “Winter Journey”, che strizza l’occhio al teatro greco sotto certi aspetti, va in scena venerdì 4 ottobre al Teatro Massimo per raccontare la solitudine disperata di chi è costretto a lasciare il proprio paese per imbarcarsi alla volta di una terra in cui mendicare una manciata di vita. Un viaggio nell’inverno desolato dell’Europa di oggi. Tre anime in fuga, o in attesa. Un uomo, una donna e un bambino. Una piccola famiglia separata dal mare e dalle fiamme della guerra. Un politico, un eccitatore trova una scusa per affermare il proprio ego. Tutto ciò che è umano viene messo da parte, e un coro di uomini e donne enuncia le proprie ragioni per respingere o per accogliere gli stranieri. Le tre persone sono separate nel tempo e nello spazio: il padre è andato via per cercare lavoro, lo si vedrà arrivare dal mare. La donna è rimasta in casa, in una città in stato di guerra. Il bambino è al sicuro. La comunicazione è un miraggio, ogni tentativo va a vuoto.
Sul palco viene portato il pensiero, che diventa l’azione. Un viaggio intimo, un coro che declina a volte il tema della pietà, e in altri momenti diventa ostile. “La musica si avvicina ad una preghiera, per un mondo che avremmo voluto vivere in questi anni, per un’Europa che si sta sgretolando”, dichiara Ludovico Einaudi. “Pregare perché questo possa succedere: che questo vento scuro possa tornare a essere caldo”. L’impianto musicale dello spettacolo è formato dall’orchestra e dal coro del Teatro Massimo, diretti da Carlo Tenan, Maestro del Coro sarà Ciro Visco. “Questo è il suono del grido dell’Europa che piange”, è il leit motiv ripreso più volte e si scolpisce nella memoria. Voci della tradizione non europea in campo. Archi e ottoni. Un colore sobrio, asciutto, non addolcito dal suono dei flauti, dei clarinetti o fagotti. Pianoforte e percussioni. Voci amplificate, fuori campo con un richiamo ad una scrittura cinematografica. I personaggi hanno un proprio leit motiv musicale, con temi separati che si uniscono alla fine in tutt’uno. Tutto si fonde insieme.
Per il regista Roberto Andò, “che l’opera nasca a Palermo, al Teatro Massimo, non è un caso. Se c’è una città che ha fatto dell’accoglienza al migrante una battaglia politica e di civiltà è proprio Palermo. Mai come oggi i migranti affrontano un viaggio d’inverno, Schubert lo aveva già capito. L’inverno è il cuore di un’Europa che non sa più far corrispondere le parole e i gesti della politica agli ideali di fraternità e civiltà che erano all’origine della sua utopia”.
“Con questo spettacolo c’è un’attenzione dei teatri lirici al contemporaneo, per rimanere vivi e stare al passo con i tempi. Per operare nella comunità di appartenenza e aprirsi al dibattito internazionale”, dichiara il Sovrintendente Francesco Giambrone. In scena, la maliana Rokia Traoré nel ruolo della donna, il senegalese Badara Seck, nel ruolo dell’uomo, i giovanissimi Mouhamadou Sazll, in quello del bambino, la voce di Leslie Nsiah Afriyie, Jonathan Moore, in quello del politico oltre ad essere una voce recitante del coro, Elle van Knoll, una voce del coro, Mamadou Dioume, è la voce di un uomo fuoriscena. Lo spettacolo è in coproduzione con il Teatro San Carlo di Napoli.