Mettete insieme una profonda cultura dell’accoglienza e una delicata responsabilità istituzionale; aggiungete un’ideologia radicata di sinistra e una professione, quella di medico pediatra, che ti fa propendere – sempre – ad aiutare il prossimo. Miscelate tutto con cura e otterrete un ritratto di Roberto Ammatuna, classe ‘1952, tre volte sindaco di Pozzallo, diventato a sua volta il primo comune italiano di frontiera, quasi alla stregua di ciò che Lampedusa rappresentava fino a qualche tempo fa per l’intera penisola.
È stata una voce critica e rispettosa durante il primo mese e mezzo di Salvini agli Interni. Ne ha criticato la linea assunta sui migranti. Non l’ha mai demonizzata. Lui e il leader del Carroccio provengono da humus culturali diversi, quasi opposti. Da un lato braccia spalancate verso i profughi del mare, poco importa se scappano dalla fame o dalla guerra (“Anzi proprio non capisco dove sia la differenza” ha confessato Ammatuna pochi mesi fa). Dall’altro l’ordine e il rigore, ma anche una buona dose di propaganda sulla pelle dei disperati che, per dirla con il sindaco “non sono merci ma persone”.
Ammatuna ha assistito con sconforto alla rappresentazione dei balletti estivi dei suoi concittadini al mare, mentre sullo sfondo il mercantile danese Aleksander Maersk rimaneva ancorato nel limbo, con un gruppo di migranti a bordo, a causa dei divieti del Viminale. “E’ stata una pessima trovata mediatica, con cui si è tentato di far capire all’esterno, spero in modo inconsapevole, che la città se ne frega dei drammi. Non è così. Ci siamo sempre rimboccati le maniche quando è servito”.
Si è arrabbiato, ha reclamato rispetto ad ogni occasione buona. Si è persino allineato a Salvini, così distante e diverso da lui, quando il porto della sua città ha finalmente potuto accogliere, la notte scorsa, le navi di Frontex e della Guardia Costiera, cariche di oltre 400 sventurati: “È stata una vittoria dell’Italia” ha detto, facendo da sponda al Ministro dell’Interno. Per Ammatuna lo è stato più sul lato umanitario che politico, perché l’accoglienza è un dovere e non un male necessario.
Politico di lungo corso – fu sindaco di Pozzallo già per dieci anni dal ’97 al 2007, con due passaggi all’Assemblea Regionale Siciliana indossando la casacca del Pd – Ammatuna oggi fatica a dormire. Letteralmente (“Stanotte non ce l’ha fatta, abbiamo lavorato come i pazzi per garantire assistenza”) e in senso lato, perché la questione non lo lascia tranquillo: “Stia certo che quello appena superato non sarà un caso isolato. L’estate è la stagione degli sbarchi. Chiedo a gran voce un incontro col Ministro e col prefetto per riorganizzare la macchina e non farci trovare impreparati”.
E’ un sindaco-quasi-eroe, ma questo non gli pesa: “Non è facile operare in un comune come Pozzallo, ma in campagna elettorale ci sveniamo pur di arrivare all’obiettivo. Quindi è inutile lamentarsi o piangersi addosso. La motivazione che mi spinge tutti i giorni ad operare per il bene dei miei concittadini supera lo stress psico-fisico che mi porto dietro”. Bravo il sindaco, viva il sindaco.