E’ laureato in Legge alla Sapienza di Roma. Ha una cattedra all’università di Firenze e alla Luiss, dove insegna diritto privato. I suoi studenti potrebbero doversi abituarsi per un po’ alla sua assenza, dato che Giuseppe Conte – 54 anni di Volturara Appula, in provincia di Foggia – è il principale indiziato a ricevere l’incarico di presidente del Consiglio da Sergio Mattarella, con la benevolenza di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Soprattutto del primo, che in campagna elettorale lo aveva indicato nelle vesti di ministro in pectore della Pubblica Amministrazione. Le simpatie (e il rispetto) di Conte per i 5 Stelle affondano le proprie radici nel 2013: fu allora che il Movimento chiese la sua disponibilità a diventare membro dell’organo di autogoverno della Giustizia Amministrativa. “Ma risposi, per onestà intellettuale, che non ero simpatizzante e non li avevo votati”, spiegò lui più tardi. Durante l’incarico, rivestito fino alla vigilia delle elezioni Politiche, “non una chiamata da parte del Movimento che potesse interferire con il mio compito”.
Le strade si ricongiungono qualche anno dopo, per evitare lo spettro della stasi e di nuove elezioni. Anche se Conte contravviene forse alla prima regola che Di Maio e Salvini si erano dati sedendosi al tavolo del “contrattone”: ossia niente premier tecnici. In realtà, Conte è un vero tecnico se ce n’è uno. Nel mare magnum delle sue occupazioni, la politica non ha mai trovato spazio. Solo incarichi professionali (di altissimo profilo) e pubblicazioni a iosa. In una continua trasmissione di sapere che non lo ha mollato un secondo.
Il “papabile” premier – che Di Maio e la Lega non fanno mistero di apprezzare per la sua serietà – è titolare di un grande studio legale, a Roma, dal 2010. E’ anche un avvocato civilista, patrocinante in Cassazione, nonché professore ordinario di Diritto civile, come ampiamente documentato dalle sue cattedre, presenti e passate: ha insegnato a Roma Tre, all’Università Lumsa, a Malta, alla San Pio V e alla facoltà di Legge di Sassari. Il nuovo premier è anche il condirettore della collana Laterza dedicata ai “Maestri del diritto” e componente della commissione cultura di Confindustria. Vanta un curriculum come pochi, specie negli anni della formazione: è stato studente a Yale e Duquesne nei primi anni ’90, poi Vienna (International Kultur Insitute), Sorbona, Cambridge e una decina d’anni fa alla New York University.
Un uomo che fa dell’apprendimento costante il principale strumento di una carriera brillante anche in termini di pubbliche relazioni (e apparizioni). Dal 2010 al 2011 ha fatto parte del Cda dell’Agenzia Spaziale Italiana; nel triennio 2012-2015 è stato componente dell’Arbitro Bancario e Finanziario nella sede di Napoli. E’ un componente del comitato scientifico della Fondazione italiana del notariato. Il Parlamento lo ha designato, a partire dal 2013, componente del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa. Si è dimesso quando Di Maio lo inserì nella possibile squadra di governo del M5S. E’ stato anche presidente della Commissione disciplinare del Consiglio di Stato e porta con sé una spilletta al merito: Conte “ha coordinato l’istruttoria che ha portato alla destituzione del consigliere di Stato Francesco Bellomo, per i suoi comportamenti inappropriati con le allieve dei corsi di preparazione alla magistratura”. Le borsiste obbligate a indossare la minigonna.
In passato votò a sinistra, anche se di recente ha dichiarato che “gli schemi ideologici del ‘900 non sono più adeguati. Credo sia più importante valutare l’operato di una forza politica in base a come si posiziona sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali. E sulla sua capacità di elaborare programmi utili ai cittadini”. Da ipotetico ministro alla Pubblica Amministrazione aveva promesso il contrasto “dell’ignoranza coatta che avvantaggia i disonesti”, di “puntare sul merito” e di “abrogare le leggi inutili”. Poca burocrazia e ripristino della legalità: idee chiare al potere.