Truffa ai danni dello stato e falso ideologico commesso dal privato in atto pubblico. E’ questa l’accusa mossa a carico di Mimmo Russo, attuale consigliere comunale di Palermo in quota Fratelli d’Italia, e Giovanni Geloso, non rieletto nel 2017. I due avrebbero fatto ottenere i rimborsi alle rispettive datrici, Antonia Gelosa (sorella di Giovanni) e Daniela Indelicato. I rimborsi sono veri, perché legati a un’assenza dal lavoro dei due consiglieri a causa dei rispettivi impegni istituzionali. Ad essere falsi sarebbero, però, gli impieghi, dato che dei due consiglieri, nei rispettivi luoghi di lavoro, nessuno ha mai avuto traccia. Almeno questo emerge dagli interrogatori condotti dalla Fiamme Gialle. Russo, tuttora in carica a palazzo delle Aquile, era assunto da Ampi, che si occupa di elaborazione elettronica di dati contabili. I suoi 444 giorni d’assenza, maturati dal 2013 al 2016, avevano fruttato alla Indelicato un “risarcimento” di 135 mila euro, come previsto dalla legge. Ma qualcuno ha fatto i conti male: all’Ampi nessuno si è mai accorto di Russo – le assenze, prolungate, non c’entrano – e la sede prevede una sola postazione di lavoro: quella della Indelicato. Geloso, da parte sua, è un “pivello”: appena 260 giorni d’assenza dal lavoro-fantasma per un rimborso accertato di 60 mila euro alla sorella, titolare della Set (Sistemi elettrici tecnologici). La Gdf ha operato un sequestro complessivo di beni pari a 200mila euro.
Paolo Cesareo
in Il sabato del villaggio
Rimborsi bluff, nei guai il re dei precari
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