Quando il taglio alla spesa diventa necessità, si innescano le polemiche. Così il Bilancio della Regione Sicilia, che non gode di vacche grasse, è condizionato dal disavanzo certificato dalla Corte dei Conti (2 miliardi nei confronti dello Stato), che costerà alla Regione 600 milioni in tre anni. Denari che si tradurranno in tagli sostanziali ai vari capitoli di spesa inseriti nella manovra economica che Sala d’Ercole, alla ripresa dei lavori, deve approvare senza colpo ferire. Chi invece, senza forzature e con una convinzione crescente, ha sperimentato una cura dimagrante è l’Assemblea regionale. Che ha approvato, senza squilli di tromba, il suo bilancio interno, fatto di rinunce e sacrifici.
Come ha relazionato il questore Giorgio Assenza, di Diventerà Bellissima, durante la seduta di venerdì pomeriggio a Palazzo dei Normanni, le risorse annuali dell’Assemblea scendono da 143,2 a 141,5 milioni di euro (-1,7). Diminuiscono i trasferimenti erogati dalla Regione per il funzionamento dell’Ars: “Nell’ultimo anno parliamo di una riduzione di 1,5 milioni – spiega Assenza – che verrà confermata nel prossimo biennio”. Si è passati dai 162,2 milioni del 2013 ai 137,5 attuali. Tutto merito della legge regionale 1 del 2014 che, spiega Assenza, “da un lato ha comportato la riduzione delle indennità dei parlamentari, dall’altro imponeva un -10% annuo per la spesa destinata al funzionamento dell’Assemblea. Nel triennio 2014/16 abbiamo risparmiato oltre 8 milioni”.
E’ la dimostrazione che la politica, se vuole, può fare la spending review.
“Uno dei tagli che ha inciso maggiormente è quello applicato alle spese per il personale. Con l’accordo del febbraio 2018 siamo riusciti a reintrodurre i tetti per i dipendenti e il risparmio sarà considerevole. In questo contesto, riusciremo comunque a fare i concorsi perle nuove assunzioni”.
Micciché ha sottolineato in rosso questo traguardo. E auspicato che qualche tv se ne ricordi…
“Condivido le parole del presidente. Camera e Senato, dopo la scadenza dei precedenti accordi, non hanno ripristinato i tetti agli stipendi. Ci dicevano che eravamo sempre noi ad adeguarci alle disposizioni del Parlamento, ora avviene il contrario e nessuno ne parla”.
Un altro taglio che stuzzica è quello ai vitalizi dei parlamentari. Un modus operandi grillino.
“Parliamo dei deputati arrivati in Assemblea dopo la legge del 2014, quando ci fu il passaggio al sistema contributivo. Per quelli arrivati prima di quella data deciderà il Consiglio di presidenza, dopo che la Conferenza permanente Stato-Regioni, cui partecipa il presidente Miccichè, avrà deliberato il da farsi. L’ultima finanziaria del governo centrale ha imposto alle Regioni di adottare la revoca dei vitalizi anche per le situazioni pregresse, pena una riduzione dei trasferimenti”.
Tornando sul Bilancio della Regione. Per la seconda volta nella storia, il governo ha dovuto ricorrere alla “gestione provvisoria”, che non consente di spendere un euro. Quanto si protrarrà?
“L’aula è stata incardinata e, nonostante la sospensione, i lavori rimarranno aperti. Anche se l’iter dovesse completarsi entro il 15 febbraio, non sarà necessario un nuovo esercizio provvisorio. Qui il problema è un altro, e su questo le opposizioni hanno fatto dei fuochi d’artificio inutili: la mancata chiusura del bilancio è dovuta a una sentenza della Corte dei Conti. Certo, era facile ipotizzarla, ma è caduta proprio nel bel mezzo dei lavori. Se riusciamo a recuperare quelle somme – come sembra e come è probabile – dalla prossima sessione di bilancio nessuno ci vieta di intervenire e mettere le risorse nei vari capitoli in cui sono state tagliate”.
In attesa che si materializzi la trattativa con Roma per spalmare anche questi 600 milioni di troppo in trent’anni, non sarebbe stato meglio prorogare l’esercizio provvisorio come chiedevano Pd e 5 Stelle?
“Se la trattativa non dovesse andare in porto, continuare con l’esercizio provvisorio avrebbe significato impegnare delle spese che non avrebbero trovato coperture. Ha fatto bene il governo a opporsi alla proposta. Il bilancio intanto andava approvato, seppure in termini asfittici, per far quadrare i conti. Se poi riusciremo a spalmare questo debito, con una perdita per quest’anno di poche decine di milioni, interverremo per rimpinguare i capitoli. Rischiare l’esercizio provvisorio, tenendo conto di risorse che non eravamo sicuri di poter utilizzare, sarebbe stato un salto nel buio”.
Qual è stato il taglio più doloroso di questo Bilancio?
“Sono tante sono le voci che meritano attenzione. Gli interventi più pesanti sono quelli destinati al sociale. Ma io voglio essere fiducioso. Ricordo ai meno attenti che, in effetti, sono stati mantenuti gli stanziamenti del bilancio 2018, prima delle variazioni fatte in estate. Quest’anno speravamo di partire con le somme appostate già dall’inizio, ma non è stato possibile. Speriamo che la trattativa vada in porto al più presto, così da poter nuovamente intervenire entro uno o due mesi”.