L’ennesima, dura bocciatura da Roma investe il governo regionale. Che in questi giorni, in commissione, discute due provvedimenti: il piano rifiuti e la riforma sui rifiuti. A evidenziare le criticità del primo è stato il ministero dell’Ambiente diretto dal grillino Sergio Costa. Ma cosa prevede il piano che non passa l’esame romano? Intanto un’organizzazione che rispetta i criteri della trasparenza e dell’efficienza e che responsabilizza gli uffici su tempi autorizzativi e sulle modalità di azione. Il documento contiene una ricognizione di tutta la capacità impiantistica di recupero e smaltimento. Consentirà a regime di rendere ogni territorio autosufficiente e, in caso di emergenza in altri territori, di intervenire in supporto.
Il nuovo piano rifiuti si interfaccia con la riforma degli Ato: saranno le “Ada” a decidere se e dove realizzare nuovi impianti oltre quelli esplicitamente indicati nel piano. Viene data priorità a impianti pubblici e si forniscono solo indicazioni generiche sul tipo di impianti realizzabili. I termovalorizzatori sono previsti in ultima istanza. La differenziata dovrà salire al 65 per cento entro il 2021, mentre la capacità delle discariche sarà sufficiente a evitare emergenze per diversi anni anche nel peggiore degli scenari, cioè se la raccolta differenziata non dovesse aumentare. Ma il testo è stato ritenuto incongruente e addirittura sgrammaticato in alcuni punti. Non una bella figura per il presidente Nello Musumeci e il suo assessore all’Energia, Alberto Pierobon. Che adesso dovranno tornare alla controffensiva per ottenere un giudizio più magnanimo e magari il via libera definitivo a un testo rimodulato.