Improta, Rastrelli, Losco, Bassolino, Catenacci, Bertolaso, Pansa, Cimmino, Sottile, De Gennaro, Bertolaso II. Non è la formazione di una squadra, o forse sì. Una squadra perdente, la squadra dei commissari per l’emergenza rifiuti in Campania dal 1994 al 2009.
Ma sarebbe ingiusto dimenticare la stagione di Marrazzo, commissario per i rifiuti a Roma dal 2007, un’altra lunga storia, scivolata via fino a Luigi Palumbo commissario dal 2017 per gli impianti ex Cerroni. Oggi Roma e Napoli, nonostante squadre di commissari negli ultimi decenni, continuano a vivere crisi ricorrenti e a esportare spazzatura, non avendo risolto i propri problemi di impiantistica e ciclo dei rifiuti.
In questa radiosa cornice di fallimenti si inserisce la Sicilia, storicamente il peggio assoluto in Italia quanto a gestione – non gestione, malagestione – dei rifiuti.
Il neo-presidente Musumeci non s’è sottratto alla prepotente suggestione del fallimento annunciato e, appena eletto, ha chiesto il commissariamento, tosto concessogli dal Governo. Detto fatto il Presidente ha promosso un bando per portare la monnezza fuori dall’Isola, un bel po’ di rifiuti: 500 mila tonnellate entro la fine dell’anno. Hanno risposto solo 4 aziende, tre indigene e una di Bolzano per un totale disponibile di 200 mila tonnellate. Meno della metà del necessario. Adesso i sindaci devono stipulare contratti con queste aziende e pagare il servizio. Almeno per le quantità disponibili. Ma i sindaci sono sul piede di guerra e Musumeci minaccia, in quanto commissario, di far decadere trecento e passa sindaci per inadempienze nel settore dei rifiuti (ad esempio la differenziata al 30%, percentuale nemmeno sfiorata, fra gli altri, da Palermo e Catania).
Il Presidente sembra il commissario di “Hanno ucciso l’uomo ragno” che, dinanzi alla levata di scudi dei primi cittadini, dice: “che volete che sia, quel che è successo non ci fermerà”. “Ma nelle strade c’è panico ormai”, ammoniscono gli 883, e c’è anche molta spazzatura. Ma c’è chi dice no. E non è il sindaco di Misilmeri, né quello di Castell’Umberto.
E’ uno che di polemiche se ne intende, Leoluca Orlando, che annuncia un ricorso al Tar contro l’ordinanza sulla monnezza. E condisce la minaccia con una delle sue frasi sibilline che sembra invitino i magistrati della Procura ad arrestare subito il suo antagonista. Orlando rileva infatti come “la struttura commissariale sia fortemente indirizzata a tutelare e garantire gli interessi speculativi dei privati”.
E a ribadire il cupio dissolvi politico della pratica commissariale giunge il leader grillino Cancelleri, con cui pure ad un certo punto Musumeci sembrava volesse avviare un dialogo proprio su questo tema. Il pentastellato afferma: “Chiederemo di revocare i poteri commissariali al governatore Musumeci perché è evidente che non è capace di gestire la situazione. Allo stesso tempo chiederemo l’invio dell’esercito per ripulire le strade della Sicilia, sommerse da immondizia da un capo all’altro dell’Isola”.
Nel 1981 Nello Musumeci aveva 26 anni. Dovrebbe ricordare il leggendario rap in tedesco di Falco e trarne insegnamento. Alles klar Herr Kommissar? Tutto chiaro signor commissario?