Il patto fra Calenda e Renzi, che dicono di voler proseguire la luna di miele anche in parlamento (al grido di ‘Renew Europe’), in realtà comincia a vacillare. Colpa – secondo i bene informati – del ‘tradimento’ che alcuni di Italia Viva avrebbero consumato ai danni di Gaetano Armao alle ultime Regionali. Il candidato del Terzo Polo ha incassato dalle urne un misero 2% e pur non avendo risentito del voto disgiunto, ha decisamente fatto cilecca, mancando la soglia di sbarramento (e quindi l’accesso all’Assemblea regionale).
Un dato che non va giù a Calenda, che in questi giorni, attraverso i suoi uomini sul territorio, starebbe scandagliando i dati – comune per comune, quartiere per quartiere – per vedere cosa non torna. Il sospetto che aleggia è che la fan base del renzismo si sarebbe schierata con il centrodestra, lasciando al suo destino Armao, vicepresidente uscente e, soprattutto, ‘transfugo’ di Forza Italia sponsorizzato da due ministre di Azione: Carfagna e Gelmini.
Secondo Il Fatto quotidiano, il risultato di Armao è “inspiegabile se paragonato a quello registrato lo stesso giorno alle urne delle Politiche, che per il luogotenente renziano, Davide Faraone, ha significato la rielezione in parlamento. Un mistero che è solo apparentemente tale, a sentire i calendiani: il ricordo va a quanto avvenuto alle Comunali di Palermo, quando nonostante il no ufficiale di Matteo Renzi al sostegno al candidato sindaco di centrodestra poi divenuto sindaco, Roberto Lagalla, l’appoggio in suo favore da parte dei suoi non era mancato”. Non solo non era mancato: Italia Viva, con una lista civica camuffata, ha eletto diversi consiglieri comunali intestandosene il merito. La presenza in giunta di Totò Orlando è lì a testimoniarlo.