Le cadute dal pero del presidente Schifani non fanno più notizia. Ma l’ultima sfuriata ai dirigenti della Regione, ripresa qualche giorno fa dal Giornale di Sicilia, somiglia tanto a un procurato allarme. Schifani si lamentava per la lentezza degli uffici nel concludere il riaccertamento dei residui passivi, atto propedeutico alla liquidazione dei pagamenti alle imprese. Ma in realtà la situazione si era già sbloccata. Sarebbe bastata una telefonata alla ragioneria generale per averne conferma. Invece si è consumata la sceneggiata delle minacce ai funzionari dei dipartimenti, tornata utile per guadagnarsi il solito francobollo sui giornali (e magari qualche inno all’operosità del governatore).
A distanza di appena 48 ore, infatti, Schifani ha comunicato che «tutti i dipartimenti della Regione hanno concluso il riaccertamento dei residui passivi, per cui si sbloccano pagamenti per circa due miliardi di euro (900 milioni di risorse regionali e un miliardo e cento milioni di fondi extraregionali) a favore di imprese e, in generale, dei soggetti beneficiari”. La comunicazione è giunta al termine della seduta della giunta di ieri, nella quale sono stati ascoltati il ragioniere generale e i dirigenti in ritardo con il completamento delle procedure.
“L’ottimale utilizzo delle risorse finanziarie, nei modi e nei tempi previsti – ha sottolineato Schifani, a traguardo tagliato – è una priorità del governo regionale”. E ha aggiunto: “Riteniamo fondamentale che, per il futuro, i dirigenti generali riscontrino celermente e nei tempi previsti tutte le richieste della ragioneria generale, con particolare attenzione a quelle finalizzate alla produzione degli elementi informativi necessari per l’elaborazione dei documenti contabili come il bilancio di previsione, il riaccertamento ordinario dei residui attivi e passivi e il rendiconto generale. Il mancato adempimento – conclude – sarà considerato grave inadempienza dirigenziale e sarà oggetto di un’apposita valutazione da parte della giunta regionale per l’applicazione di eventuali sanzioni, compresa la revoca dell’incarico”.