Che il finale di questa esperienza di governo possa tramutarsi in una gara per arruffare il possibile – citando un Cracolici d’annata – lo dimostra la manovrina elettorale messa in campo da Manlio Messina, assessore al Turismo, che qualche giorno fa ha nominato per decreto la nuova sovrintendente di Taormina Arte, la fondazione di cui sono soci la Regione siciliana e il Comune di Taormina: si tratta di Ester Bonafede, ex assessore di Crocetta e (sempreverde) rappresentante dell’Udc, che già nel corso di questa legislatura s’era avvicinata al bersaglio grosso: la Foss, meglio nota come Orchestra Sinfonica Siciliana. Quella stessa Foss, che, guarda caso, è controllata dal medesimo assessorato, Turismo e Spettacoli, per il tramite di un commissario straordinario che regna e impera dall’aprile dello scorso anno, nonostante le nefandezze amministrative segnalate dal collegio dei Revisori (prima) e dagli ispettori regionali nel corso dell’audizione di ieri in commissione Cultura, all’Ars. Si tratta, in questo caso, di Nicola Tarantino, ex ufficiale della Guardia di Finanza. Che alle ultime polemiche dei Cinque Stelle ha replicato con un sorriso sarcastico, spiegando che è tutt’apposto.

Ma l’assessore Messina, conosciuto per i suoi “suca” e per essere stato l’artefice dell’accordo fra la Meloni e Musumeci, in questi giorni è tornato alla carica nella maniera che più gli si confà: la delegittimazione via social. Il messaggio indirizzato al sindaco di Paternò, Nino Naso, solo per aver spifferato che la ricchissima carovana del Giro d’Italia passerà dal suo paesello, è di quelli che lo stesso Musumeci – dopo le boiate sul Green Pass – gli aveva chiesto di evitare: “La politica, a volte – non sempre per fortuna – mi lascia basito, senza parole direi. Stavolta però le parole non mancano, anzi escono da sole”, è stato l’attacco di Messina, che in un post chilometrico ha sottolineato la “maleducazione istituzionale” del sindaco per “aver anticipato una notizia”, cioè il passaggio della corsa da Paternò, “ancora prima di chi finanzia e organizza l’evento. Con l’aggravante di non aver nemmeno ringraziato la Regione per l’impegno economico profuso”. Che maldestro questo sindaco.

Ma se Messina avesse utilizzato lo stesso scrupolo per sollevare una questione di legittimità sulla gestione del potere da parte di Tarantino alla Sinfonica, o assieme a Musumeci si fosse preoccupato di costituire un Cda nuovo di zecca (l’ultimo è decaduto un anno fa a causa delle dimissioni di 3/5 dei componenti) per evitare che le scelte del ‘nominato’ fossero imputabili direttamente al suo controllore, oggi – magari – la Sinfonica penserebbe soltanto a suonare. Macché. La Regione è stata costretta, in pratica, a indagare su stessa. Spedendo a piazza Politeama tre ispettori nominati dall’assessorato all’Economia. “Dalle indagini – hanno riferito i deputati dei 5 Stelle, Di Caro e Schillaci, al termine dell’audizione – sono emerse irregolarità e violazioni tali che hanno portato alla trasmissione dei verbali alla Procura della Repubblica e a quella della Corte de Conti. E la cosa non ci meraviglia per nulla, visto che a gran voce e in più occasioni avevamo sollecitato il governo regionale ad inviare gli ispettori alla Foss”.

Si parla di irregolarità e violazioni di norme nella stipula dei contratti a tempo determinato per gli orchestrali, i cosiddetti contratti plurimi. Ma c’è dell’altro: “Gli affidamenti dei servizi di pulizia sono assegnati, a quanto sembra, sempre alla stessa ditta, senza indire una nuova gara, nonostante questa fosse stata annunciata”, scrive la Schillaci. “Oltre alla rimozione del commissario, per la quale ci sono i presupposti, chiediamo inoltre che venga ripristinato il Cda per rilanciare l’Ente”. “Più ci occupiamo della Foss – dice Di Caro – più ci imbattiamo in situazioni quantomeno poco chiare. Non vorremmo trovarci di fronte ad un altro caso Ast”. Armao che è da poco comparso in commissione Antimafia, all’Assemblea regionale, per documentare sul carrozzone dei trasporti, ora dovrebbe occuparsi del carrozzone della musica. Facendo le veci del collega, che usa i social per disquisire del nulla, mentre sulle questioni serie rimane silente.

L’ultima uscita sferzante contro il sindaco di Paternò, poco edulcorata nei toni, ha toccato scene da cabaret: “Chiederei al sindaco: ma a cosa ha lavorato Lei? Quale sarebbe il duro lavoro svolto da Lei Sig. Sindaco? Lo chiedo perché il sottoscritto non ha avuto occasione di incontrarla negli ultimi anni. Nessuna richiesta mi è mai stata sottoposta dalla Giunta di Paternò per ospitare il Giro d’Italia. Dunque, quale lavoro e impegno avrebbe messo per ottenere il passaggio del Giro? Ve lo dico io, Nessuno”. Parole che gli sono costate una durissima reprimenda da parte del deputato autonomista – quindi, di centrodestra – Domenico Compagnone, in aula: “Non è la prima volta che succede. Un assessore dovrebbe centellinare le parole, dovrebbe capirne il significato. Spesso l’assessore Messina le butta lì senza pensarci, e questo non è accettabile. Credo che il presidente Musumeci dovrebbe redarguirlo pesantemente. Messina non rappresenta solo se stesso e il suo partito, ma è assessore di tutta la Regione. Anche del sindaco di Paternò. Se non l’ha capito è meglio che si dimetta”.

Piccolo inciso: era il 18 febbraio quando Messina, in conferenza stampa, ha annunciato un altro passaggio del Giro d’Italia in Sicilia, grazie all’accordo col gruppo Rcs di Urbano Cairo. Stavolta con due tappe interamente finanziate dal suo assessorato: “Uno spettacolo entusiasmante che ci consente di continuare a puntare con decisione sul binomio tra sport e turismo – aveva detto l’assessore -. Due ambiti che il governo regionale ha coniugato e sui cui ha investito risorse importanti. Oltre al Giro di Sicilia e al Giro d’Italia, presto daremo vita anche alla prima edizione di un grande evento internazionale legato al turismo sportivo”. Altri soldi. Ma in campagna elettorale tutto è lecito.

Persino nominare Ester Bonafede alla guida di Taormina Arte. Perfettamente lecito. Come riassume Gery Palazzotto, giornalista di Repubblica, citando la procedura di evidenza pubblica del 2020: “Già ai tempi di Cuffaro e Lombardo la Bonafede usufruiva di nomine politiche, allora era sovrintendente della Foss. E il suo trasversalismo l’aveva portata a vestire i panni di assessore con Crocetta. Anche qui nessuno scandalo (…) In occasione della sua nomina alla Foss, ruolo per il quale la Bonafede non ha certo lasciato un segno evidente (o forse è meglio fermarsi alla parola “segno”), vale la pena di ricordare che, da architetto, riuscì a sbaragliare una pattuglia formata da contendenti tipo: Giovanni Pacor, ex sovrintendente dell’opera nazionale di Atene e poi del Teatro di Genova, Gennaro Di Benedetto, ex capo del personale della Scala di Milano, già sovrintendente a Genova e Cagliari e direttore generale del Santa Cecilia a Roma, Alessandro Galoppini, direttore artistico del Regio Teatro di Torino, e Paolo Petrocelli, ex componente del cda dell’Opera di Roma, Paolo Frassinelli dell’Orchestra sinfonica Toscana. Non è vero che è sempre applicabile la detestabile massima Pintacudo-Orlandiana “il sospetto è l’anticamera della verità”. Ci sono volte in cui la verità umilia persino il più perfido dei sospetti. E non è sempre una buona notizia”.

Messina, che in questi giorni è tornato in copertina per l’arresto della musicista che avrebbe provato a corromperlo con 50 mila euro, sta dimostrando la sua pasta elettorale. E non tanto per Esterina e Taormina Arte, che ha riavvicinato l’Udc a Musumeci; né per Cairo e le biciclette, vettore di bellezze e (soprattutto) di ricchezze; ma per essere riuscito a ricucire i rapporti fra il presidente della Regione e la Meloni grazie ai buoni uffici romani garantiti da Francesco Lollobrigida e Ignazio La Russa. Che ora vorrebbero a tutti i costi la conferma del governatore, pur consapevoli delle crepe all’interno del partito. Magari riuscirà anche in questo, e si guadagnerà di diritto un seggio in parlamento. Ma prima di volare a Roma una parolina sulla FOSS non sarebbe male.