Non poteva che andare così. Il ministero dell’Economia ha cestinato la supplica con la quale il governo di Nello Musumeci chiedeva di inserire nel Milleproroghe il “Salva Sicilia”, una norma che consentisse alla Regione di spalmare il dieci anni il disavanzo di due miliardi di euro. Lo sapevano pure le pietre che il Mef avrebbe bocciato la proposta. La Corte dei Conti, la settimana scorsa, ha documentato l’inaffidabilità dei conti: l’assessorato al Bilancio non riesce a stabilire il valore del patrimonio immobiliare; ogni giorno compare a sorpresa un buco – l’ultimo di 50 milioni – che nessuna testa d’uovo aveva inserito nei documenti contabili; non esistono previsioni credibili né sul contenzioso né sulla voragine delle partecipate. Bocciata la via breve del Milleproroghe, per salvare la disperata Sicilia non resta che tentare altre strade. Tutte in salita.