Più che un assessore all’Economia, alla Regione siciliana servirebbe un “tappabuchi”. L’ultima perdita non è stata segnalata dalla Corte dei Conti, bensì dall’ex dirigente alla Pianificazione strategica, Mario La Rocca, che è di recente approdato ai Beni culturali. Da piazza Ottavio Ziino, sede dell’assessorato alla Salute, s’è congedato con un’ampia relazione che suggerisce attenzione e cautela: perché una nuova voragine, da circa 400 milioni, potrebbe aprirsi nel bilancio consolidato del sistema sanitario regionale. Per capirne di più bisogna immergersi nel “dark web” di Palazzo d’Orleans, e frugare tra le poche carte disponibili (il governo, sulla questione, tace): consultandolo, si apprende che la cifra denunciata da La Rocca coincide, più o meno, coi mancati trasferimenti Covid per l’anno in corso. Fine dell’emergenza, fine dei soldi.
Nonostante le incombenze del Covid, o almeno la maggior parte di esse, risultino archiviate, è una cifra alla quale la Regione non potrà rinunciare a cuor leggero. La costringerà a praticare dei tagli, che andranno a incidere su una voce più delle altre: il personale. Ma è mai possibile tagliare sul personale con le strutture pubbliche già a corto? A questa domanda dovrà rispondere l’assessore Volo, che in queste ore sta cercando un punto d’equilibrio per garantire una proroga almeno a medici e infermieri. Il governo, invece, sulla voragine da 400 milioni avrebbe dovuto fornire – per un fatto di trasparenza amministrativa – una propria versione. Invece ha lasciato che cifre e considerazioni di un dirigente (silurato) siano oggetto di letture molteplici e finiscano per confondere i parlamentari, oltre che i siciliani.
A tal proposito il Movimento 5 Stelle aveva chiesto alla Volo di fornire qualche spiegazione in aula, ma l’assessore, che già non era in grado di rispondere a semplici interrogazioni di alcune settimane prima, se l’è data a gambe levate. A Schifani, parlamentarista convinto, si chiedono delle nozioni elementari: per sapere se i 400 milioni sono “effettivi”, per stabilire una linea di confine fra il disavanzo accertato e le cifre possibili da rimpinguare (a novembre sono state effettuate delle variazioni di bilancio per immettere a regime 255 milioni dopo una sentenza sfavorevole della Corte costituzionale). Basterebbe un segnale di chiarezza, o fornire qualche dettaglio in più rispetto ai proverbiali annunci che hanno caratterizzato, o macchiato (fate voi) l’inizio di questa avventura.
In Sicilia vale tutto, ma non l’obbligo della verità. Della chiarezza. Della trasparenza. Con gli episodi di questi pochi mesi, infatti, verrebbe fuori un discreto manuale dell’insabbiamento. Prendete Cannes, su cui indagano anche la Procura di Palermo e la Corte dei Conti. Di recente il governatore siciliano è arrivato a scagionare persino Francesco Scarpinato, bontà sua: “Lo conosco da quando era un giovanotto dell’area Alfano”, ha detto a ‘La Sicilia’, convinto della sua buonafede. Eppure, quando l’ex assessore al Turismo, oggi ai Beni culturali, disse di aver ordinato lui una verifica degli atti relativi all’affidamento diretto di 3,7 milioni ad Absolute Blue, Schifani commento sarcastico: “Siamo su Scherzi a Parte?”. In realtà, voleva il credit dell’operazione trasparenza. Che però, nonostante il “danno d’immagine” paventato, si è limitata a una relazione dell’Avvocatura, in cui si attestava che l’affidamento senza gara risultava senz’altro una forzatura. In base a quell’esito, Schifani ottenne la revoca del provvedimento in autotutela. E, in seguito, uno scambio di deleghe fra Scarpinato e Amata, ordinato direttamente dallo stato maggiore di Fratelli d’Italia.
Non s’è avuta più alcuna notizia sugli eventuali responsabili e sui processi innescati per smascherarli. Il silenzio tombale sull’intera vicenda calò dopo l’atto d’accusa rivolta da Manlio Messina, ex assessore al Turismo, al governatore medesimo: “Tutto viene fatto in un arco temporale che va dal 20 ottobre all’11 novembre, ovvero quando io non sono più assessore al Turismo e non lo è ancora Scarpinato – asserì l’attuale vicecapogruppo di FdI alla Camera intervenendo in tv -. L’assessore al Turismo ad interim, in attesa delle nuove nomine, era proprio il governatore Schifani (…) A questo punto, o Schifani non ha guardato le carte, e questo sarebbe gravissimo, oppure non le ha sapute leggere”. Quelle parole, che avrebbero preteso un supplemento d’indagine, finirono per silenziarla. L’indagine. I rapporti fra il presidente della Regione e il partito della Meloni, grazie al fattore tempo, sono tornati buoni. Il prossimo passaggio per sancire la pace ritrovata sarà l’espressione – comune – del candidato sindaco di Catania. Sempre che la Lega non giochi un brutto scherzo.
Al netto della politica, rimane l’amministrazione. Elvira Amata, subentrata al collega Scarpinato, non ha ancora risposto all’interrogazione del Pd relativa ad alcune spese, lievitate negli anni, per l’organizzazione di un paio di eventi tanto cari alla Regione: il Sicilia Jazz Festival e le Celebrazioni Belliniane. Inoltre, non ha mantenuto l’impegno, assunto con un comunicato stampa, di nominare entro il 10 febbraio (siamo già al 24) il nuovo Consiglio d’Amministrazione della Foss, la Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana. L’unica cosa certa è che è scaduto l’incarico del commissario straordinario Nicola Tarantino, factotum di Manlio Messina e già dirigente della Sicilia Film Commission. Per riportare normalità all’interno dell’istituzione lirica, che vanta una storia prestigiosa, e cancellare due anni di dileggio e vertenze, serve un Cda al più presto.
Un altro elemento su cui far luce sono le dimissioni precipitose di Tommaso Dragotto, re delle auto a noleggio, dal ruolo di presidente dell’Irfis che lo stesso Schifani aveva voluto cucirgli addosso. Ha spiegato di averlo fatto per dedicarsi anima e corpo ad allargare le sue ambizioni imprenditoriali. Ma Dragotto, essendone il proprietario, sapeva che in Sicily by Car maturavano progetti di espansione in Europa. Perché, quindi, accettare e poi fare marcia indietro? Prima dell’insediamento ha pure presentato la necessaria documentazione ed era certamente consapevole del fatto che la nomina, essendo l’Irfis un istituto bancario, sarebbe passata comunque al vaglio della Banca d’Italia. Misteri.
Sul governo Schifani, che langue in quanto a risposte, pendono altre questioni e altri interrogativi. Bisognerebbe far luce, ad esempio, sulla parcella d’oro destinata all’ex assessore all’Energia e ai Rifiuti, Pier Carmelo Russo, che andò in pensione da superburocrate a 47 anni per assistere il padre malato. Assieme al collega Francesco Stallone, difese la Regione nella causa contro i colossi dei termovalorizzatori, che si videro revocare l’avviso per la realizzazione di quattro impianti dal governo Lombardo. La storia del contenzioso, chiuso a zero, è terminata con una transazione fra gli avvocati e l’Ufficio legale e legislativo, che – d’accordo con l’Avvocatura dello Stato – ha quantificato in cinque milioni le spettanze per i due avvocati. Schifani, però, non sapeva nulla del provvedimento di liquidazione della spesa e ha congelato i pagamenti. Russo e Stallone, pertanto, si sono rivolti al Tribunale di Milano, che dirà l’ultima parola sulla cifra (più elevata di quanto pattuito a tavolino).
Tra i vari scandali bisognerebbe analizzare più nel dettaglio anche l’appalto senza gara che ha consentito a cinque distinti operatori di accaparrarsi i cinque lotti dell’appalto per la riscossione dei tributi negli enti locali siciliani. Valore: mezzo miliardo di euro. Un bando emanato dall’Ufficio speciale – Centrale unica di committenza per l’acquisizione di beni e servizi dell’assessorato all’Economia (durante l’epoca di Gaetano Armao). Un’anomalia segnalata dal presidente della commissione Antimafia, Antonello Cracolici, e bloccata sul nascere dal nuovo assessore al Bilancio, Marco Falcone, che ha sospeso la procedura d’affidamento “per valutare attentamente ogni aspetto utile a verificare la linearità dell’iniziativa a garanzia dei principi di trasparenza e di libera concorrenza e, ove fosse necessario, a procedere all’annullamento della gara”. Ma la sospensione non è tutto. Servirà una parola certa e definitiva sull’iter, sulla sussistenza di un eventuale reato e sulle responsabilità di chi l’avrebbe architettato. Un accertamento lungo e complesso a cui la politica, ancor prima della magistratura, non può sottrarsi.
Eppure in tanti fanno orecchie da mercante. Persino le opposizioni, che prima si accodano ai vespai (ormai non li sollevano neppure), ma troppo facilmente se ne dimenticano. Sembra quasi che il modus operandi dell’inciucio, che ha portato all’approvazione del Bilancio e all’aumento delle indennità, finisca per annebbiargli la vista. E per cristallizzare la ricerca della verità. Della chiarezza. Della trasparenza. La Regione è quel magnifico limbo dove non si decide nulla, ma in cui la “casta” ha tempo e spazio per autoalimentarsi di continuo.