Facebook non sorride al nuovo assessore ai Beni culturali, Alberto Samonà. Il giornalista, scelto da Musumeci in quota Lega, da un paio di giorni è costretto a fare i conti con la gogna dei social. Che gli rinfacciano alcuni post: uno degli ultimi prende di mira il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, reo di non aver speso una parola sui morti del Coronavirus ma di aver ribadito che l’antifascismo è un valore. Tra gli screenshot incriminati c’è anche un omaggio al camerata fascista Stefano Delle Chiaie, morto nel 2019, le critiche al 25 Aprile (una festa “divisiva”) e la predilezione per un motivetto del ventennio (“Giovinezza”). Tra le accuse mosse a Samonà c’è anche quella di essere un massone iscritto al Goi. Ma su questo punto il neo assessore ha fatto chiarezza: “«Sono stato iscritto al Grande oriente d’Italia ma non ne faccio più parte da tanti anni — dice — il mio era un interesse puramente culturale e legato agli studi sulla metafisica e la spiritualità che coltivo da sempre e non hanno niente a che vedere con la politica. Non ne faccio più parte da molto prima di entrare nella Lega. È una storia chiusa da tempo. Per questo confermo che non sono iscritto ad alcuna loggia e ad alcuna massoneria”. Samonà ha rivendicato le sue origini di destra e l’appartenenza al progetto di Matteo Salvini. Ma nessuno sembra disposto a perdonarglielo.
Paolo Mandarà
in Il sabato del villaggio
Regione. Il passato scomodo di Samonà
alberto samonàmatteo salvininello musumeci
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