Diciottomila dipendenti regionali sul piede di guerra. Una bomba a orologeria per il governo Musumeci, che rischia l’onta di uno sciopero generale già la prossima settimana. Il motivo riguarda la riqualificazione del personale, per cui sono stati stanziati appena 3,4 milioni di euro in Finanziaria. Ne servirebbero una decina per garantire le promozioni attese da anni. E così, ecco il blocco: “Grazie all’opposizione di Siad-Csa-Cisal, Cobas-Codir e Sadirs, che rappresentano oltre il 60% dei lavoratori, l’Aran ha ufficialmente sospeso le trattative sul rinnovo del contratto dei regionali. Non accettiamo alcun compromesso, il Governo stanzi le risorse per la riqualificazione del personale. Il 25 maggio saremo anche noi in piazza, a Palermo e a Catania, per dire no all’ennesima presa in giro ai danni dei dipendenti”. Lo dicono Giuseppe Badagliacca e Angelo Lo Curto del Siad-Csa-Cisal.
La partita a doppia mandata riguarda anche i sindacati confederali, che invece appaiono più cauti e chiedono di procedere con il rinnovo del contratto che – al netto della riqualificazione del personale – ha già messo in palio una cinquantina di milioni: “Il rinnovo del contratto dei regionali — dicono Gaetano Agliozzo (Fp-Cgil), Paolo Montera (Cisl-Fp), Enzo Tango (Uil-Fpl) ed Ernesto Lo Verso (Ugl) — non può assolutamente essere rimandato. Le risorse sono già state stanziate e bisogna quindi procedere celermente con la contrattazione all’Aran. Sappiamo bene che le risorse per la riclassificazione sono irrisorie e insufficienti. Non siamo contenti, ma sarebbe da irresponsabili fermare anche i lavori dell’Aran per il rinnovo del contratto del comparto dei regionali”.
Anche perché l’Aran non ha troppo tempo per procedere alla contrattazione. Il mandato si chiude ad agosto, e i vertici non potranno più essere sostituiti con la scadenza elettorale alle porte. Con la proposta attuale da parte del governo, ai dipendenti potrebbe toccare un aumento lordo di 100 euro al mese e 1.500 euro di arretrati. Evidentemente non bastano.