Recovery, la strada è in salita

Il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, alle prese con la difficile gestione della pandemia

Nelle 337 pagine che compongono il Pnrr (il piano nazionale di ripresa e resilienza) la parola “Sicilia” compare appena 8 volte. La Regione, con la sua scarsa influenza presso i palazzi romani, rischia di rimanere fuori dalla maggior parte degli investimenti previsti dal Recovery Plan, che distribuirà risorse (a fondo perduto o sotto forma di prestiti) per 221 miliardi. Un mega piano di investimenti che, però, alla voce infrastrutture, fa registrare il primo malcontento: manca il Ponte sullo Stretto. “Queste opere – dice il sottosegretario Giancarlo Cancelleri, in riferimento alle infrastrutture già presenti nel Pnrr – sono già certe perché ci sono i progetti e siamo sicuri di poterle realizzare entro il 2026. Qualsiasi cosa non sia pronta per quella data non verrà finanziata dall’Ue. Il limite è questo e ha condizionato molto le scelte”.

Ecco perché il Ponte è rimasto fuori, nonostante la politica siciliana stia provando a rilanciare con ogni mezzo un’incompiuta vecchia quarant’anni, che di recente il governatore Musumeci ha ribattezzato ‘Ulisse’. Nel piano sottoscritto dal governo Draghi, in realtà, indica poche opere specifiche da realizzare, mentre gli interventi destinati alla macro aree saranno stabiliti in una seconda fase. L’unica abilità richiesta è quella di saper intercettare i finanziamenti. Arriveranno certamente i fondi per potenziare l’alta velocità sullo snodo Catania-Messina-Palermo: dal capoluogo etneo a Palermo ci vorrà un’ora di percorrenza in meno rispetto alle tre attuali. Sarà finanziata anche la tratta Gela-Catania, mentre il piano prevede anche la realizzazione di altre due fermate sulla tratta Agrigento-Porto Empedocle e una nuova stazione ferroviaria all’aeroporto di Birgi, che permetterà di raggiungere lo scalo direttamente in treno. Verranno potenziate le stazioni di Marsala, Acireale e Palermo (Notarbartolo). Mentre la tratta da Palermo a Trapani (via Milo) sarà elettrificata. Inoltre, verranno portati i treni a idrogeno anche sulla Circumetnea.

Inoltre sono programmati investimenti sui porti: a Palermo e Catania verranno elettrificate anche le banchine. Cancelleri, come riportato dal Giornale di Sicilia, spiega che “su molti altri capitoli del piano, soprattutto quelli per la transizione ecologica, niente è definito e ci sono solo budget che obbligheranno ogni Regione a concorrere per avere la propria parte. E concorrere significa avere capacità progettuale e di realizzazione”. Soddisfatto a metà l’assessore all’Economia, Gaetano Armao: da un lato c’è l’apprezzamento per “una nuova attenzione al Sud. Lo dimostrano la riserva di fondi per la svolta digitale, per la scuola e per molte altre macro aree a cominciare dal quella che punta al recupero del divario di cittadinanza”. Dall’altro, però, resta forte l’attrazione per Ulisse, come testimonia un intervento del vicegovernatore a margine dell’approvazione del Def (documento economico e finanziario): “il Ponte sullo Stretto di Messina, un progetto fortemente voluto dalla Sicilia e dalla Calabria è richiesto da tutte le Regioni italiane. Essendo una delle più importanti infrastrutture europee, in linea con le esigenze del green new deal per le influenze positive sull’ambiente, il ponte non costituirebbe soltanto un progetto pronto per la costruzione ma soprattutto un passo essenziale per completare il corridoio europeo scandinavo-mediterraneo”.

Milazzo (Ppe): i parlamentari siciliani non firmino

“Apprendo dalla stampa che dei tanti annunciati fondi del Recovery per la Sicilia è previsto ben poco. Si parla di risorse per velocizzare i treni, non dell’alta velocità, vero snodo per allineare il Mezzogiorno al resto del Paese. Non ci sarà nessun porto hub per le merci provenienti dai paesi extra europei. Eppure siamo al centro del mediterraneo. Non ci sarà ovviamente il Ponte sullo Stretto. È vero, sono previste risorse per l’innovazione tecnologica nella PA e nella sanità. Unico appunto: in Sicilia non abbiamo una sanità che si possa chiamare tale e, per quanto riguarda la PA, specie sul fronte tecnologico siamo davvero indietro. Con i miliardi del Recovery ci daranno la velocizzazione dei treni che al Nord esiste dagli anni ‘80. Per fare un esempio: Milano/Torino in 1 h; Messina/Palermo in oltre 3,40h”. Lo afferma l’eurodeputato del PPE, Giuseppe Milazzo, eletto con Forza Italia.

“A questo punto – conclude l’esponente del PPE – i parlamentari eletti in Sicilia e Calabria, con quale coraggio o per meglio dire, con quale faccia voteranno a favore di questo Piano? La dignità la mettiamo sotto i tacchi? Vedremo. Il voto sarà palese. Ognuno di loro dovrà dimostrare se essere servo di partito o al servizio degli elettori. Ognuno di loro dovrà dimostrare se alla coerenza preferiscono la poltrona di deputato o senatore e quindi lo stipendio da parlamentare ed i bonus conseguenti. Avete tradito il presente, non rubate il futuro del Sud”.

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