Massimo riserbo su quello che farà nelle prossime ore. Ma Ruggero Razza, ex e (forse) futuro assessore alla Salute della Regione siciliana, è tornato a parlare. Lo ha fatto – anche per chiedere scusa – in un’intervista a Mario Barresi sul quotidiano ‘La Sicilia’. “Non ho avuto occasione, per la mia immediata decisione di dimettermi, di scusarmi per la velocità con cui mi sono espresso nell’utilizzare il termine ‘spalmare’ riferendomi ai dati di più giorni dei deceduti. Lo faccio adesso. E’ stata una frase infelice”.
Razza è indagato dalla procura di Palermo, dopo che l’inchiesta sui dati falsi del Covid è stata trasferita per competenza da Trapani al capoluogo: “Abbiamo, ritengo, chiarito che la Sicilia non ha mai posticipato decisioni di rigore, ma le ha sempre anticipate”, spiega l’ex assessore in riferimento alla vicenda giudiziaria. Ma il futuro politico è ora. Musumeci lo aspetta a braccia aperte, gli avversari faranno di tutto per ostacolarlo. Alcuni hanno già messo in evidenza l’elenco delle incompiute per i tre anni e mezzo che ha guidato la Sanità in Sicilia: “Solo chi non vuole vedere il lavoro di questi tre anni – commenta Razza – può dire che ci sia stato immobilismo, quando invece sono state assunte migliaia di persone, aperti reparti e ospedali, rinnovate tecnologie, avviate grandi opere attese e impedito, ad esempio, che si scrivessero pagine indegne come l’abbandono dell’ospedale San Marco” di Catania.
Perché si è dimesso? “Anzitutto perché, come tutti sanno, era un momento particolare della mia vita nel quale avevo il dovere immediato di restituire condizioni di serenità alla mia famiglia. E poi perché, anche per ragioni legate alla mia professione, comprendevo che il rispetto delle istituzioni mi imponeva di consentire un primo approfondimento dell’indagine, potendo contribuire io stesso a chiarire alcuni aspetti che, nell’immediatezza, anche il clamore non avrebbe consentito di poter spiegare”. Il discorso, via via, tocca le corde più profonde del suo rapporto con Musumeci: “Il presidente della Regione mi è stato accanto come si fa con una persona che conosci da ragazzino. Ho sofferto nel leggere una ricostruzione che ipotizzava il tradimento della sua fiducia. Ovviamente non è stato facile confutare questa percezione, negli atti che abbiamo depositato”.
E non manca una dichiarazione d’intenti: “Non mi sono mai dimesso dalla politica. Tra i miei errori del passato c’è stato quello di aver dato la percezione, accanto al ruolo istituzionale, di entrare a gamba tesa nelle vicende della politica e nei rapporti fra le forze della nostra coalizione. Difficilmente accadrà in futuro. Ho il dovere di lavorare con il nostro movimento per garantire la continuità di un percorso di governo che ha prodotto atti significativi e che deve poter proseguire la propria azione, nella piena condivisione fra tutti gli alleati”.