L’esclusione di Antonio Candela dal lotto dei direttori generali, nel 2018, aveva amareggiato fortemente l’ex manager e commissario straordinario dell’Asp 6 di Palermo. Tanto che il suo faccendiere, Giuseppe Taibbi, arrivò a minacciare – in una intercettazione captata dai finanzieri – un’attività di dossieraggio per svelare “tutti i casini che hanno queste persone”. Poche settimane dopo l’arresto per corruzione (ora l’accusa ha chiesto 10 anni), nel luglio 2020, Candela vuota il sacco di fronte ai pubblici ministeri. E racconta delle promesse inevase da parte della politica. Ricorda che il giorno prima delle nomine Musumeci lo aveva convocato in presidenza per dirgli che “a Catania non mi volevano in quanto io sono un personaggio scomodo e ricordo le sue parole ‘cosa ci puoi fare’ mi disse, noi ci diamo di tu, ‘cosa ci puoi fare questo è il destino delle persone perbene come noi’”.
Il colloquio era avvenuto alla presenza di Ruggero Razza, che oggi è stato audito dalla commissione regionale Antimafia. Per fare il quadro – anche – su quella vicenda: “Questa è la regola di tutte le scelte collegiali. Accadde che non c’era una condivisione di tutta la giunta sul nome di Candela, perché una parte di essa riteneva fosse troppo legato al governo precedente. Non rappresentava la discontinuità”. Per cui, anche se Musumeci, effettivamente, poteva essersi sbilanciato nei confronti del diretto interessato, la scelta cadde su altri: “E’ circostanza nota – ha ribadito l’assessore alla Salute – che Candela avesse simpatie e antipatie. La criticità era legata al fatto che sui piani dei rapporti, e anche per una sua sovraesposizione, era ritenuto espressione di una parte politica opposta a quella del governo della Regione”. Da qui l’esclusione: “Ritengo ci fosse una valutazione negativa sulla scelta intuitu personae. L’aggettivo ‘scomodo’ era legato al fatto che si cerca di trovare una strada per fargli comprendere che non c’era la condivisione”.
Razza ha spiegato che il metodo di selezione dei direttori generali delle Asp cambia in quegli anni, ed è la Sicilia una delle prime regioni – dopo il Piemonte – ad applicarlo. A determinare le scelte non sono soltanto titolo e colloquio, ma l’attribuzione a una delle quattro fasce di destinazione, stabilite dal governo in base all’esperienza e all’attitudine del candidato. Il ‘ripescaggio’ di Francesco Iudica all’Asp di Enna, in questo senso, non avrebbe alcun nesso con il fatto che fosse genero di Raffaele Lombardo, ex presidente della Regione: “Non penso che questa scelta abbia avuto un input politico. Iudica, così come tutti gli altri direttori, è stata espressione di una scelta da parte del governo. Io penso che nel corso di questi due anni e mezzo ognuno si sarà formato un’opinione su come questi direttori hanno lavorato”. Inoltre, “uscivamo da una pronuncia della Corte Costituzionale che aveva dichiarato l’illegittimità delle nomine fatte dal governo Crocetta. Le nomine della mia gestione non hanno ricevuto né ricorsi, né procedimenti penali”.
Sul funzionamento della centrale unica di committenza (Cuc) per la sanità, intenzione del governo regionale è quella di rafforzare “le procedure insieme alla Consip, rivolgendoci al loro supporto tecnico e integrando le procedure di bando. Avremo penso, entro la fine dell’estate, un report sui sei mesi della Cuc e le procedure che si sono prese in esame”, ha detto Razza. “Alcune procedure che abbiamo accentrato – ha affermato – credo che abbiano funzionato molto bene, penso alla gara per il rinnovo delle ambulanze del servizio di emergenza urgenza”. Razza ha inoltre spiegato che è imminente la nomina del nuovo dirigente del Dasoe, in sostituzione del pro-tempore Mario La Rocca, che aveva preso il posto di Maria Letizia di Liberti, indagata e sospesa dal servizio (per un anno). Mentre, in relazione all’emergenza Covid, ha contestato le dichiarazioni del soggetto attuatore Tuccio d’Urso, il quale aveva riferito alla commissione di Fava che il ritardo nella riqualificazione dei reparti fosse dovuto al fatto che per due mesi non c’era stato un assessore: “La trovo una risposta tecnicamente impropria. Il suo ufficio non dipende dall’assessorato”.