Sempre confinato (per motivi gilettiani) nel complicato venerdì sera di Rai 3, Salvo Sottile prosegue con il suo Farwest e la formula di Iene del servizio pubblico – o altra definizione a piacere. Senza show e glamour, lanciando però con toni imperiosi inchieste su temi che devono impressionare da subito. L’altra sera il reportage di chiusura era annunciato così: “Il business dei bunker antiatomici”. Che in effetti a sentirlo fa colpo e quindi funziona. Tutto a largo raggio e con una premessa che però arriva a metà, quando Paolo Mieli ospite in studio la inquadra così: «Stavolta, rispetto al passato, la sensazione che tra Russia, Iran e compagnia possa venirne fuori qualcosa di serio è molto più forte che in passato». E quindi via con lo stato dell’arte dei rifugiati nucleari del prossimo futuro.
Il paradiso è la Svizzera: in teoria sono in pace da cinque secoli, ma – forse proprio per quello – ogni cittadino svizzero ha il suo posto in uno dei rifugi. Che di numero sono superiori agli autogrill. L’inviato in quello più grande – fuori Lucerna – rimanda immagini da fine-di-mondo: letti a castello, cyclette per produrre energia, il reparto relax con tv e videocassette (si intravede quella di Shining, che forse non è proprio il massimo). E per i cattivi, c’è anche la prigione: da cui servirebbe però un buon motivo per fuggirsene, e non è semplice trovarlo. Quando ci si sposta poi in Italia, al netto della visita a rifugi autoprodotti dai cosiddetti Prepper – survivalisti che vivono in funzione della fine del mondo, però se n’è visto uno con l’Apple Watch al polso – si scopre che un minimo di business c’è, per pochissimi. Vuol dire che al momento giusto risuonerà il classico invito: “Arrangiatevi”. L’eccezione è per i pochissimi luoghi riservati alle alte cariche dello Stato. Che a quel punto non si capisce perché, alla fine, dovrebbero ritornare al mondo reale. A meno di non provare a candidarsi alle elezioni in Svizzera.