Nell’ultimo biennio, le società riconducibili all’editore Maurizio Scaglione hanno ottenuto dalla Regione Siciliana affidamenti per oltre 486 mila euro, escludendo fondi diretti e acquisti pubblicitari. Tali somme, passate in rassegna da Simone Olivelli sul “Domani”, riguardano attività di comunicazione istituzionale e sono distribuite tra diverse partecipate e assessorati regionali. L’ultima commessa di Mercurio Comunicazione, una delle società legate a Scaglione (che è editore del sito regionale IlSicilia), risale allo scorso dicembre e riguarda un affidamento diretto da 72 mila euro per la produzione di venti video per eventi istituzionali della Presidenza della Regione. In precedenza, a settembre, 10 mila euro erano arrivati dall’assessorato al Turismo per un format di 12 puntate sullo Statuto siciliano. Nel 2023 ARPA Sicilia, sotto l’assessorato al Territorio e Ambiente, ha accettato un preventivo da 105 mila euro per un anno di comunicazione digitale. Andando un po’ a ritroso, si scopre che anche l’assessorato all’Agricoltura, nel 2022, ha versato 30 mila euro per quattro puntate del programma “SiciliaGourmet”.

Altre commesse riguardano due società collegate a Scaglione, Centomedia & Lode srl e La Digitale srl: la prima, a dicembre 2023, è di 40 mila euro per la comunicazione social dell’assessorato alle Infrastrutture, retto da Alessandro Aricò (che sarà anche uno dei frequentatori più assidui delle trasmissioni su Il Sicilia). Mentre a dicembre 2024 vengono contrattualizzati altri 20 mila euro per la comunicazione dell’ufficio di diretta collaborazione dello stesso assessorato. Ma c’è pure il capitolo del Consorzio Autostrade, che nel 2023 ha affidato tre mesi di comunicazione social per 53.900 euro e altri due mesi per 25.930 euro. Successivamente, una trattativa per 24 mesi ha portato un accordo con La Digitale srl per 120 mila euro.

Maurizio Scaglione, 65enne con un lungo passato in Manzoni Spa, la storica concessionaria di pubblicità oggi del gruppo Gedi, è entrato davvero nel cuore degli inquilini del potere. Né lui né Aricò hanno risposto alle domande del cronista del “Domani”. Sarebbe stato interessato capire perché la spesa pubblica per la comunicazione istituzionale si concentra in così poche mani.