“Sono stufo di queste accuse. Sono vaccinato come tutta la redazione di Report, ma come giornalista devo essere libero di raccontare delle criticità. Quali sarebbero i contenuti no vax? Credo che i parlamentari non abbiano visto il servizio”. Lo chiarisce il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, all’Ansa. “È da no vax dire che il 9 settembre Aifa si è sbagliata a scegliere con troppa fretta di iniettare il vaccino Moderna a dose intera quando la stessa azienda Moderna sei giorni prima aveva raccomandato metà dose? – dice il giornalista -. È da no vax chiedere che venga fatto il tampone più frequentemente agli infermieri che rischiano di contagiarsi perché cala l’efficacia del vaccino? È da no vax chiedere di sorvegliare con attenzione gli anticorpi per fare prevenzione?. L’inchiesta – prosegue – aveva come ospiti scienziati del calibro dei membri del Fda e ha portato come esempio virtuoso Israele che ha già vaccinato il 65% della popolazione studiando il comportamento degli anticorpi, mentre da noi non c’è traccia di uno studio dell’Iss annunciato un anno fa. Solo il laboratorio del Niguarda di Milano sta facendo uno studio volontario”.
Ranucci precisa, inoltre, che “solo un infermiere non è apparso in video, ma gli altri, a cominciare dai sindacati, ci hanno messo la faccia” e che “non esiste nessuna infermiera che dice di essersi infettata a causa delle case farmaceutiche. Non so quale programma abbiano visto”. “Su come è stato prorogato il Green Pass – dice ancora – non abbiamo fatto altro che riportare lo scambio dei i documenti intercorsi tra il ministro della Salute e il Cts. Sono no vax anche loro?. Report è da sempre a favore del vaccino come migliore prevenzione, ma un fatto non ha colorazioni no vax – conclude Ranucci -. È un fatto punto, che piaccia o no. Cercare di nascondere degli errori è il miglior modo di alimentare chi non crede nel vaccino. Inoltre, la conclusione della puntata era che bisogna fare la terza dose, chiedendo attenzione però a farla ai giovani, e soprattutto che il Green Pass ha validità sei mesi non 12. Il contrario di quello di cui ci accusano. Semmai c’era un messaggio etico: pensiamo anche a vaccinare chi nel terzo mondo non ha neppure la prima dose”.