La resa dei conti finale nei Cinquestelle si consuma sulla Rai, da sempre specchio del Paese e infallibile barometro del potere. Che oggi segnala un Movimento a due anime, quella sempre più draghiana del ministro degli Esteri Di Maio e quella un po’ solitaria del leader Conte, che ha dovuto cedere Palazzo Chigi proprio a Draghi. Ed è una nemesi. Perché quelli che nel 2018 valevano il 32% oggi pesano la metà, e sono gli spifferi interni di viale Mazzini prima ancora delle telefonate tra leader a fotografare il crepuscolo: come ai convivi nel “Falò delle Vanità” di Tom Wolfe, l’intensità degli omaggi vale un borsino, e l’anticamera degli “uscenti” ai piani alti di viale Mazzini si svuota più rapidamente di Montecitorio il giovedì pomeriggio. Ma soprattutto, quelli che volevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno al grido di onestà e possibilmente in streaming, oggi si lamentano di essere esclusi dalla lottizzazione della tv di Stato. Continua sull’Huffington Post
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Rai, Conte si infuria per le nomine Il M5s fuori dalla lottizzazione
carlo fuortesgiuseppe conteluigi di maiomovimneto 5 stellerai
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