Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera dei Deputati, è reduce dalla protesta di fronte a palazzo d’Orleans e dalle accuse di manifesta incapacità rivolte a Schifani. La sua esternazione rischia di aver frantumato la giunta di Palermo, dove i renziani indossano le vesti ‘civiche’. Ma quella di Faraone è una protesta di più ampio respiro, che punta a produrre una vera opposizione a questo centrodestra (“Troppe decisioni vengono prese all’Ars in complicità”), come conferma sulle colonne di Repubblica: “Costruiremo la nostra casa riformista, che potrà anche avere una candidatura propria. Non è detto che si debba stare dentro una coalizione tradizionale, se ne possono costruire anche di nuove. E ci sono tante persone che potrebbero pensarla come noi”.

E man mano Faraone traccia l’identikit. A chi è rivolto questo invito? “A chi non sopporta l’autoritarismo, l’impostazione da marchese del Grillo di Schifani, ma anche a chi non vuole stare nel caos di un centrosinistra che non riesce a rappresentare un’opzione credibile di governo”. Facile, a questo punto, individuare gli interlocutori: potrebbero essere i vari Raffaele Lombardo, Gianfranco Micciché, Giorgio Mulè, Tommaso Calderone e persino Marco Falcone. I murati di Forza Italia che, con la presenza di Schifani e Caruso non sono più riusciti a ricavarsi uno spazio di confronto. “Penso a tutte le persone che stimo e che sono state messe ai margini perché pensano con le loro teste – dice Faraone – Anche la batteria violentissima che Schifani ha scatenato contro di me, è stata da bullismo proprio. Costringendo chi ha interesse a una relazione col padrone a lanciarsi in dichiarazioni di insulto a una persona che ha posto temi politici. Tutto questo è intollerabile. E visto che Schifani ha intenzione di ricandidarsi, tutti quelli che pensano che una prospettiva questo governo non ce l’abbia, quelli sono nostri interlocutori”.