Nessuna zona d’ombra. Antonello Cracolici, neo presidente della commissione regionale Antimafia, rivendica la piena trasparenza del suo operato. Senza rinnegare il rapporto d’amicizia, ancorché professionale, con Pier Carmelo Russo, ex assessore regionale all’Energia, che esige dalla Regione una parcella da 3,5 milioni per averla assistita legalmente contro i colossi dei termovalorizzatori (a causa della revoca di un bando che avrebbe fruttato guadagni miliardari).
E’ il giallo degli incarichi a peso d’oro, che si trascina da qualche anno, su cui Schifani ha chiesto un approfondimento agli uffici. Della lista dei ‘creditori’ fa parte anche un altro avvocato, Francesco Stallone, la cui parcella sfiora il milione e mezzo. Il destino ha voluto che mentre i pagamenti venivano “congelati”, Cracolici incaricasse Russo e Stallone per farsi assistere di fronte al Tar. “Mi sono costituito in giudizio per resistere a un ricorso elettorale e chiederne il rigetto – spiega il deputato del Pd -. In caso contrario non decadrebbero soltanto gli eletti nel collegio di Palermo, ma l’intero parlamento. Avevo bisogno di un avvocato”.
Perché Russo e Stallone?
“Perché in materia amministrativa ed elettorale vantano le migliori competenze. Sono miei avvocati da anni. Li ho assunti a titolo personale. Non sono mica a carico della Regione”.
Però è venuta fuori che anche ai tempi dell’assessorato lei fosse un big sponsor di Russo.
“Era il segretario generale della Regione, nonché un funzionario di prim’ordine. Quando si fece un governo “tecnico” suggerii la sua nomina perché rispondeva ai requisiti richiesti di competenza e conoscenza della macchina amministrativa. Terminato il periodo da assessore, la Regione ha dovuto avvalersi di professionisti esterni perché nel famoso contenzioso dei termovalorizzatori non poteva essere difesa dall’Avvocatura dello Stato, in quanto parte in causa”.
Così il governo fu obbligato a cercare professionalità esterne che avessero competenze specifiche.
“Mi risulta che quelle di Russo siano state talmente elevate da aver fatto vincere alla Regione 37 processi su 37. Che Russo e Stallone siano due cari amici, e che siano stati più volte miei legali in alcune faccende private, è cosa risaputa. Non capisco la connessione tra la querelle in atto con l’Amministrazione e il fatto che io mi stia avvalendo delle loro professionalità. Non sarò certo io a stabilire se hanno torto o ragione a reclamare quella parcella”.
Dopo essersi insediato da presidente della commissione Antimafia, in un’intervista definì Schifani “un’anatra zoppa” per la sua imputazione nel processo Montante. Per tutta risposta, il centrodestra decise di disertare la prima seduta. Come ci si lascia alle spalle queste tensioni?
“Credo che quell’episodio sia frutto di un equivoco. Non voleva essere un’affermazione offensiva nei confronti del presidente. Per altro mi risulta abbia chiesto il giudizio immediato per archiviare la vicenda al più presto”.
Cos’era allora?
“Ho posto un problema sulla solidità di un governo che deve avere la forza e l’autorevolezza per costruire un’interlocuzione con lo Stato. Per altro avevo manifestato le stesse preoccupazioni in campagna elettorale. Da quando i siciliani l’hanno eletto, pur nella diversità delle posizioni, Schifani è anche il mio presidente. Punto”.
Passiamo all’attualità. Lei ha ha definito “fantasie legislative” quelle del governo per chiudere il Bilancio. Perché?
“La confusione mostrata in queste ore, dà l’idea di un inizio legislatura molto raffazzonato e di grande incertezza: sia sulle modalità con cui affrontare la crisi finanziaria e soprattutto per l’autorevolezza con cui gestire i rapporti con lo Stato”.
Il “Salva Sicilia” è stato presentato come un risultato di grande importanza: permetterà alla Regione di spalmare il disavanzo in dieci anni, in cambio di un processo riformatore e di controllo della spesa pubblica.
“Quando si sottopone a un Accordo con lo Stato il divieto di applicare il turnover in una Regione già priva di professionalità, e di persone in grado di mandare avanti la baracca, significa creare le condizioni per liquidarla. Da un lato è molto preoccupante, dall’altro esprime la scarsa consapevolezza di ciò che siamo oggi. E’ come se ci sentissimo in colpa nel dover spiegare che la Sicilia, con il proprio statuto, è una regione a sé, con una serie di competenze e servizi che altre regioni non hanno: penso ai beni culturali, al demanio marittimo, alle motorizzazioni. E queste competenze vanno alimentate con costi e personale adeguati”.
Non bastano i 200 milioni accordati dal Ministero dell’Economia?
“Quello non è un accordo, ma una modalità piagnona di affrontare le questioni finanziarie e i costi che gravano sulla vita della Regione. Più che autonomia differenziata, rischiamo di avere un sistema di autonomia negata. Mi preme ricordare, inoltre, la situazione drammatica in cui versano gli enti locali, le cui azioni dipendono in gran parte dai finanziamenti regionali. Insomma, ho la sensazione che questa Regione non la si conosca abbastanza, ma per governarla bisogna conoscerla”.
E’ un’accusa a Schifani?
“Credo che nessuno dei suoi consiglieri abbia spiegato a Schifani come funziona il “sistema Regione”. E’ impensabile che si vada a Roma a sottoscrivere un accordo senza informare il parlamento. E’ una cosa inaudita per certi versi. Questa è la conseguenza del fatto che non si conoscano fino in fondo le procedure, ma il tema dirimente è un altro: il nostro parlamento non è un consiglio di ratifica. Ma un parlamento, appunto”.
Vede punti di contatto con l’approccio di Musumeci?
“Preferisco essere prudente nei giudizi, ma le prime mosse di Schifani non mi convincono. Ha detto di essere un parlamentarista convinto, ha messo a disposizione la sua esperienza e la sua cultura parlamentare, ma alla prima curva ha sbandato clamorosamente”.
Come sarà la nuova commissione Antimafia?
“Mi auguro possa essere un’Antimafia del fare e non solo del raccontare. Non abbiamo solo il dovere di studiare, di capire, di comprendere, ma anche di sostenere l’ente dal punto di vista degli strumenti legislativi e amministrativi che possano rendere la vita difficile a chi vuole agire con uno spirito d’illiceità. Dobbiamo capire cos’è la Regione, quali sono i suoi buchi e i rischi di condizionamento mafioso e corruttivo nei settori strategici come i rifiuti, l’energia e la sanità, ma anche nella società partecipate, che spesso rappresentano delle zone d’ombra. Dobbiamo aumentare nei siciliani la consapevolezza che la mafia e la corruzione non convengono a questa terra perché sono fattori di depressione dell’economia e della società. Oggi, per fortuna, questa consapevolezza è più diffusa che in passato. Spero che l’Antimafia sia la commissione di chi ha scelto l’antimafia”.