Buona Pasqua con questo bellissimo monumento “vuoto” da anni, emblema del fallimento e simbolo del nostro “non esser capaci di rendere produttivo e di dare valore” neanche con un vantaggio simile. Odiamo il nemico europeo con tutte le nostre forze, ma non ci guardiamo allo specchio, mai… Illuminare a festa un “guscio vuoto” a me mette tanta tristezza. Additando, noi italiani, nel responsabile di tutti i mali un nemico all’esterno per non pensare, per non affrontare il “dolore dell’autocritica”. Aspettando nuovi fondi da “sperperare” così, per pavoneggiarci di opere meravigliose mai create da noi, ma dai nostri predecessori, che ci hanno lasciato tanto, così come la Natura e la storia in generale, che uso ne facciamo noi cicale? Un uso pessimo…
A Report hanno mostrato settimana scorsa ospedali costati decine di milioni di euro mai aperti e abbandonati. Tutti lo abbiamo visto. Un piccolo esempio degli errori??? Per non parlare dei palazzetti dello sport a Palermo o velodromi vari o simili: sappiamo usare gola, tastiera e da ieri anche clacson (ben pagati si intende), però per inveire contro chi ci guarda e osserva da fuori. Loro sì che leggono i giornali, ma noi non vogliamo saperne dei nostri errori e continuiamo a farci manipolare, facciamo il gioco di chi ci manovra nell’ombra e continua in Italia ad operare in questo modo, lasciando che le cose vadano così, allo sfacelo, intanto noi pretendiamo un risarcimento, un ennesimo prestito, un ennesimo atto di fiducia, mentre allo Zen i boss distribuiscono cibo a chi ne ha bisogno, mentre dall’Europa ci guardano. E guardiamo anche questo. Le nostre strade rotte, da decenni, fra una parte della Sicilia e l’altra (come in Africa, anzi peggio), ci impediscono di capire chi ne è la causa perché le bellezze della natura che ci abbagliano lungo il tragitto, o la pancia piena di cannoli e cassata ci offusca la vista.
Io lo nasconderei questo bel monumento, simbolo della non meritocrazia, e dei rettori arrestati nelle università e dei primari corrotti. La giusta consapevolezza dei nostri limiti e dei nostri errori non deve essere offuscata da un tricolore sparato sul simbolo del nulla. Approfittiamo della Pasqua per pensare a quanto abbiamo ricevuto noi siciliani dal destino dalla natura dalla storia e non abbiamo saputo mettere a frutto, come dice anche la parabola del Vangelo. Perché mettere a frutto è un dovere, ma anche questa è una parola che non vogliamo ascoltare… pardon!
Ma sì, individuiamo un nemico che distolga l’attenzione da noi stessi, che non sia mai chiederci se potevano fare noi di più e di meglio per la nostra terra. Avendo la fortuna immeritata di godere di tutto questo ben di Dio. (tratto da Facebook)