Gli onesti non dimenticheranno mai il sacrificio di Giovanni Falcone e renderanno per sempre onore alla sua memoria e ai suoi insegnamenti. Ma alcune scene viste ieri alla commemorazione del trentaduesimo anniversario della strage di Capaci forse è meglio dimenticarle. C’erano sul palco i più alti dignitari del potere in Sicilia che, con la faccia color del bronzo, hanno tromboneggiato su rigore e moralità. Il ricordo del giudice assassinato dalla mafia – hanno detto – “deve far parte della vita di ogni giorno”, soprattutto “per chi occupa ruoli istituzionali”. Erano gli stessi che da un anno e passa coprono scandali, abusi e arroganze; che chiudono gli occhi davanti alle ruberie e alle malversazioni dei più spregiudicati avventurieri della politica. Certo, non c’è commemorazione senza retorica e non c’è retorica senza ipocrisia. Ma ieri qualcuno ha esagerato.