Quelle maledette scorte

Lo svincolo di Capaci, lungo l'autostrada A29. Dove il 23 maggio del '92 fu fatto saltare in aria il giudice Falcone

È stato un 23 maggio diverso. Poca, pochissima antimafia delle chiacchiere, della dietrologia e dei misteri ancora da chiarire.

Tanta, mai troppa, attenzione per il dolore vero. Il dolore per i ragazzi ammazzati assieme ai giudici che proteggevano.

Per anni sono stati morti di serie B, il cui ricordo è stato liquidato con la frettolosità di una definizione impersonale. Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti di scorta. Come se la categoria che li accomuna – agenti di scorta, appunto – rendesse meno rosso il loro sangue. Ed invece erano uomini e donne a cui la mafia ha tolto la declinazione al futuro delle loro vite.

Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina, Agostino Catalano, Walter Cosina: i parenti si alzano in piedi mentre nell’aula bunker dell’Ucciardone vengono scanditi i nomi di figli e mariti ammazzati a Capaci e in via D’Amelio.

Ha ragione Emilia Catalano, suo padre “era nato per fare il poliziotto. Non puoi pensare a quel giorno e metterlo da parte, dire ‘non è successo’”. C’è un prima e un dopo in ciascuno dei parenti delle vittime. E per anni il dopo è stata una condizione di serie b.

Non ci sono colpe da imputare. Né dolose classifiche del dolore. È andata così. Per responsabilità condivise. Anche da parte della stampa per quella frettolosa scelta di ritenere che la parola “agenti di scorta” potesse bastare.

Erano uomini e donne. Singole vite, singole morti. Ed è il loro ricordo che ha reso meno retorico il ventiseiesimo anniversario del 23 maggio con la consueta passerella delle autorità.

Una sola nota: per l’occasione il ministero ha spedito a Palermo, come ogni anno, le migliori auto tirate a lucido del parco macchine. Forse sarebbe il caso di lasciarle in città invece di fare circolare magistrati e agenti a bordo di blindate troppo avanti con i chilometri. Magari si potrebbe fare una ricognizione delle scorte per capire se davvero servano tutte. Tagliare alcuni costi potrebbe garantire maggiore sicurezza a chi rischia davvero.

Gustave Flaubert :

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