La difficile situazione finanziaria della Sicilia, accertata dal giudizio di parifica della Corte dei Conti, assieme al basso indice di gradimento e all’assenza di una prospettiva politica, non depongono a favore di Nello Musumeci. Il presidente della Regione è alla ricerca di una sponda che gli permetta di uscire dal cono d’ombra. Quindi, ha chiesto un appuntamento a Matteo Salvini, che martedì mattina l’ha ricevuto nel suo ufficio in Senato assieme all’assessore Ruggero Razza. Nel corso dell’incontro, il presidente della Regione ha rilanciato l’idea di una federazione tra Lega e Diventerà Bellissima, con vista sulle prossime elezioni Politiche che – considerate le tribolazioni del governo giallorosso – non è escluso possano tenersi in netto anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura (il 2023).
Il modello è quello dell’esperimento del Partito d’azione sardo di Solinas. Il governatore della Sicilia, che non gode della stessa considerazione del collega, però è tornato a casa a mani vuote. L’interesse è appena tiepido. Salvini, più per questione di bon ton che di reale convincimento, ha aperto al dialogo, spiegando che se ne parlerà in seguito. Magari alla presenza di Stefano Candiani, commissario e punta di diamante del Carroccio in Sicilia. Uno di cui il “capitano” si fida ciecamente, al punto da avergli affidato le redini della campagna elettorale umbra (dove la Lega ha stravinto). E non è un caso che lo stesso Candiani, qualche tempo fa, abbia affermato nel corso di un’intervista che “da Musumeci ci separa un abisso”. L’obiettivo della Lega nell’Isola è costruire una classe dirigente giovane e rampante, come dimostra il recente ingresso di Nino Minardo. Mentre Musumeci, che paga a caro prezzo la situazione deficitaria dei conti, e lo scarso gradimento dei siciliani (è risultato al penultimo posto nella classifica di gradimento elaborata dalla Swg), potrebbe rappresentare un “tappo” in questo processo di sviluppo.
Il primo tentativo di affiancamento era abortito in estate, con la nascita di “Ora Sicilia”: un gruppo parlamentare che avrebbe dovuto costituire la terza gamba del centrodestra, quasi un ricongiungimento naturale con Salvini (senza rappresentanti all’Ars). Ma il tentativo è andato a vuoto per la presenza di rappresentanti che lo stesso Candiani non ha esitato a definire transfughi (da Genovese jr a Tony Rizzotto, già visto con la casacca leghista, passando per la Lantieri). Musumeci, però, non molla la presa. Il riavvicinamento in Sicilia fra Lega e Forza Italia, a partire da alcuni temi come quello delle autorizzazioni preventive, gli ha provocato un po’ di pruriti: allora, perché non riprovarci? Dato che il rapporto con la Meloni e Fratelli d’Italia è ai minimi storici (dopo che Diventerà Bellissima si è sfilata alle Europee, considerando FdI un partitino da 2-3%), la Lega rimane l’unico interlocutore possibile per il presidente della Regione, che ora, però, fatica a riconquistare un solo grammo di fiducia nei suoi interlocutori.