Una delle poche certezze che ci erano rimaste – la classifica sulla qualità della vita del Sole 24 Ore – quest’anno è andata in fumo. La graduatoria, sottoposta a mille variabili e su cui ha inciso pesantemente il Covid, fa rilevare un paio di dati: che le province siciliane sono ancora fra le peggiori d’Italia (la prima è Palermo: posizione 89 su 106). Tuttavia, nell’ultimo anno, sono migliorate…
Strano a dirsi. Ma questo punto è d’obbligo una riflessione: sono più i nostri meriti o i demeriti altrui? Dipende… Se le cose vanno meglio, come a Palermo, il sindaco Orlando si ringalluzzisce: “Lascio valutare ai cittadini cosa sarebbe successo se non avessimo avuto questa crisi, dopo tre anni durante i quali la città ha avuto il migliore aumento dei flussi turistici in tutto il Paese e con evidenti segnali di ripresa dell’economia…”. Insomma, l’89.esima posizione sembra stare persino stretta al “professore”, che in cuor suo si gode le statistiche. Una delle più curiose riguarda il parametro della natalità (Palermo è seconda a livello nazionale) e aspettativa di vita (ottava), ma è anche la decima provincia col minor tasso di furti in abitazione. Dove, a sorpresa, svetta Messina (seconda).
Se si considerano i furti negli esercizi commerciali, invece, le province che ne subiscono meno sono Agrigento (quinta) ed Enna (ottava). A guardare questi numeri, sparisce la percezione – vecchia come il mondo – di una Sicilia insicura e preda della criminalità, anche micro. Basso, e molto rilevante, anche il dato sulle violenze sessuali: Caltanissetta, sesta, è a provincia in cui se ne consumano meno, Catania è decima (su 106). Ma persino in termini di sviluppo – con l’eccezione di Ragusa, che precipita per il numero troppo basso di start-up – ci difendiamo: Palermo, infatti, è una delle province meglio connesse, merito dei numerosi cantieri sulla banda larga che negli anni hanno rivoluzionato e cablato la città. Nel capoluogo c’è anche la nona imprenditoria giovanile più vivace del Paese.
Insomma, se non vivessimo tutti i giorni gli immani problemi di una terra sempre più desertificata dal punto di vista imprenditoriale, da cui i giovani scappano per cercare fortuna in Italia o all’estero, e dove il Covid ha ulteriormente scavato nelle ferite mai rimarginate di un impoverimento collettivo, potremmo dare credito al Sole 24 Ore. E addirittura bearci perché la tendenza si è finalmente invertita. Ma a conferma di questo impazzimento generale dei dati, va ravvisato che le migliori città fino allo scorso anno – Ragusa e Siracusa – hanno avuto un crollo repentino. La stagione della pandemia non è certamente la più indicata per l’affermazione di un trend. E anche le dichiarazioni dei protagonisti – che oscillano fra l’euforia e la rassegnazione – lo confermano.