“Avevo chiesto il rinvio del voto sulla mozione di censura nei confronti dell’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza, perché ritenevo che discutere della questione in questo momento fosse sbagliato. Infatti, se da un lato siffatta censura minava la libertà di voto dei singoli deputati, dall’altro metteva ulteriormente sotto pressione il sistema sanitario. Le criticità della gestione della pandemia, d’altronde, sono cristallizzate e le inadempienze, così come l’inefficienza, non possono essere dimenticate perché ormai scolpite nella mente dei cittadini”. Lo scrive in una nota Carmelo Pullara, deputato dei Popolari e Autonomisti e vice-presidente della commissione Salute all’Ars. Ieri Pullara aveva deciso di non partecipare al dibattito sulla mozione di censura a Razza in segno di protesta.
“Mio malgrado, devo dire però che questa mia visione personale si è scontrata con la visione di certa vetusta politica che invece avrebbe voluto utilizzare il voto, come evidenziato anche dal ritardo nell’inizio dei lavori, per dare il via al mercato delle vacche sia in termini di assessorati che incarichi di sottogoverno. Tutto troppo facile, considerato che già il governo sconta una grave debolezza che parte innanzitutto dal non rispetto della geografia d’aula e delle forze in campo. Peraltro oggi, questa sperequazione, avvenuta fin dall’inizio della legislatura, non fa altro che indebolire ulteriormente il governo regionale. Ed infatti, in questi tre anni abbiamo assistito ad uno scenario poco rispettoso degli equilibri dettati dalla rappresentanza sia in termini di voti, di deputati che di province rappresentate. Ha fatto quindi bene il presidente Gianfranco Miccichè – sostiene Pullara – a forzare la mano. Infatti, accortosi di ciò che stava accadendo, ha ritenuto utile fare in modo che la chiusura dei lavori di Sala d’Ercole avvenisse nei due giorni. Ritengo l’operato corretto e a salvaguardia dell’istituzione politica che rappresentiamo. Non sarebbe stato corretto trasformare il voto di fiducia o meno a Razza in una forma di ricatto al governo per avere qualche assessore in più o qualche cambio. Si rassegnino coloro i quali pensano che i sistemi della vecchia politica siano ancora validi per ottenere più di quanto, effettivamente, si rappresenta in termini numerici”.