Al netto dei sondaggi sulle intenzioni di voto che riempiono l’attesa della campagna elettorale, ce n’è uno che rivela la disaffezione o, ancor peggio, il disinteresse dei siciliani. Secondo l’istituto Demopolis, infatti, il 40% della popolazione non sa che il prossimo 25 settembre, nell’Isola, si vota pure per le Regionali. Questa gente si recherà alle urne credendo di ricevere due schede (Camera e Senato) e invece se ne vedrà recapitare una terza. Di colore verde. Nino Minardo, segretario della Lega Sicilia, a questa tornata elettorale presenta il simbolo di Prima l’Italia. Ma è consapevole delle difficoltà: “La disaffezione dei siciliani verso le istituzioni regionali è questione vecchia e arcinota, che si è accentuata negli ultimi 20 anni – riflette il deputato modicano -. Non fare autocritica sarebbe da stupidi: la responsabilità è in primis della classe dirigente che non è stata in grado di intercettare a sufficienza i sentimenti e le esigenze della gente. La pandemia, la guerra in Ucraina e le loro devastanti conseguenze, negli ultimi tempi, ci hanno messo il carico”.
Aggiungiamo a qusto il dato dell’astensionismo: il rischio è che a scegliere il prossimo presidente della Regione sia una sparuta minoranza.
“Però abbiamo l’opportunità di “sfruttare” l’Election day e il traino delle Politiche e invertire una tendenza che ha visto per le Regionali percentuali sempre più basse di votanti. L’Election day è un’opportunità perché la nuova ARS e il nuovo governo regionale siano rappresentativi di un maggior numero di siciliani e questo vuol dire una responsabilità enorme di tutti, poi, a non deludere le aspettative e a meritarsi il voto ricevuto”.
Quali sono le priorità della Lega per la Sicilia? La vostra campagna può essere riassunta dallo slogan “Più lavoro e meno immigrazione”?
“Sì, lo slogan è sostanzialmente questo. L’ho già detto e lo ribadisco con forza: “lavoro” è la parola chiave per uscire dalla rassegnazione, dalla delusione e dalle difficoltà economiche e sociali. Sa cosa è mancato davvero in questi anni? Un progetto tanto ambizioso quanto pragmatico per creare subito qualche decina di migliaia di posti di lavoro per i siciliani: penso ai giovani, ma anche alle altre fasce generazionali. Se concentriamo sforzi e investimenti nella creazione di questi posti di lavoro potremo ottenere l’effetto a cascata di averne altri negli anni a venire”.
Belle parole. Ma come si fa?
“Io ritengo che turismo, agroalimentare, piccola e media industria, edilizia, terziario e qualsiasi altro comparto produttivo debbano avere sostegno, incentivi, contributi e snellimenti burocratici, sempre e comunque funzionali a creare lavoro: la salvaguardia di quello esistente e la creazione di nuovo. Lavoro prima di tutto. Se cominciamo a ragionare così tutti vedrete che ce la facciamo”.
A ogni elezione viene fuori la disputa, un po’ stucchevole, che riguarda il Ponte sullo Stretto. Non sarebbe il caso di ricucire le infrastrutture dell’Isola (le ferrovie, la viabilità secondaria) prima di alzare l’asticella e pensare al collegamento rapido con la Calabria?
“No. Con il centrodestra vincente alle Politiche e alle Regionali e con la Lega che potrà contare su un ampio consenso, già questo autunno il Ponte sullo Stretto di Messina andrà tra i punti all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri. Nulla da aggiungere”.
A giudicare dai rumors sulle poltrone, il clima nel centrodestra non si è rasserenato. Non è un mistero che la scorsa legislatura vi sarebbe piaciuto occuparvi dell’Agricoltura. Sarà la volta buona o preferireste (anche voi) la sanità?
“Alla Lega Sicilia-Prima l’Italia interessa esclusivamente la composizione di una giunta di alto livello e che sappia affrontare le sfide epocali che ci attendono a partire dai prossimi mesi. In questo il presidente Schifani riceverà, da parte nostra, piena fiducia, lealtà e nomi di uomini e donne all’altezza degli incarichi di governo. Niente polemiche, niente totonomine, niente ricatti, niente settori strategici, niente manuale Cencelli: dovremo avere un governo regionale degno della fiducia che ci daranno i siciliani e che, stavolta, segni davvero una svolta nella qualità e nella compattezza della sua azione”.
Cos’è mancato, secondo lei, al governo Musumeci?
“Mi pare di avere ribadito tante volte in passato di non avere mai avuto nulla di personale contro Musumeci, anzi la stima e la cordialità nei suoi confronti sono forti e immutate. Però che sia mancata da parte sua la propensione all’ascolto e che alcune riforme siano state fatte a stento e in ritardo è un dato di fatto. Detto questo il capitolo è chiuso e il centrodestra compatto affronta questa competizione elettorale con vigore e convinzione. Punto”.
Lei, a un certo punto, sembrava il predestinato per la carica di presidente. Perché ha preferito ricandidarsi al parlamento nazionale?
“Io per carattere, propensione e cultura politica non ho mai messo la mia persona davanti agli interessi della collettività che mi onoro di rappresentare. Per questo non credo proprio di essere stato “predestinato” in nessuna fase del dibattito sul candidato alla Presidenza della Regione. E’ anche vero che essendo il segretario regionale della Lega, uno dei partiti che si fa carico del progetto politico del centrodestra siciliano, per alcune settimane l’ipotesi di una mia candidatura è stata dibattuta. Con franchezza e onestà intellettuale posso dire che ancora una volta ho lavorato per ricucire tutti gli strappi, evitando che il mio nome potesse crearne di nuovi. Va benissimo così, si lavora di squadra e il presidente Schifani è stata la scelta migliore”.
Qual è il vostro obiettivo in termini percentuali?
“La mia certezza è che ci sarà una forte crescita della Lega Sicilia-Prima l’Italia alle Regionali, è una convinzione profonda ed è confortata dal fare ogni giorno campagna elettorale e vedere la fiducia che i siciliani hanno in Matteo Salvini. Merito del nostro segretario e della classe dirigente leghista siciliana ben radicata su tutto il territorio”.
Crede, in questi due anni, di essere riuscito a cambiare la percezione dei siciliani nei confronti della Lega? Questo è diventato il partito dei ‘moderati’ e il pregiudizio sul Carroccio sembra più attenuato rispetto a prima…
“Questo non è il partito dei moderati. Questo è il partito dei territori, delle esigenze specifiche di ogni comunità che fanno sintesi in una visione generale di riforme e di modernità. La Lega è un partito conservatore nell’accezione migliore del termine, ancorato a principi e valori immutabili ma capace di evolversi e riformare. Io ho l’abitudine al rispetto reciproco e alla moderazione dei toni, ma vi assicuro che se ci sarà, in alcuni campi, da rivoltare la nostra Regione come un calzino, sarò in prima linea assieme a tutta la classe dirigente della Lega Sicilia. E faremo la voce grossa se necessario”.
Perché un governo nazionale di centrodestra, con la presenza della Lega e, probabilmente, di Salvini, dovrebbe riportare al centro la “questione meridionale”?
“Perché storicamente la “questione meridionale”, tranne qualche brevissima parentesi, è stata solo una frase ad effetto e materia di studi, ma mai è stata affrontata con un progetto strutturale per risolverla o quantomeno ridimensionarla di molto. L’evoluzione politica della Lega è la grande novità di questi anni: io credo fermamente che questa evoluzione possa dare sostanza alle parole, finalmente! E’ l’evoluzione di un partito sinceramente e radicalmente agganciato alle esigenze dei territori. Prima lo era solo al Nord, ma grazie a Matteo Salvini è adesso sostenuto e votato in tutto il Paese, isole comprese”.