Roberto Lagalla passa il tempo a discolparsi. Dopo il botta e risposta dei giorni scorsi con Maria Falcone, che lo aveva invitato a rifiutare gli endorsement degli impresentabili, il candidato sindaco del centrodestra è tornato a parlare dei suoi rapporti con Totò Cuffaro. Lo ha fatto in una lettera indirizzata al direttore di Repubblica, Carmelo Lopapa, che lo aveva invitato a prendere le distanze dall’ex governatore condannato per favoreggiamento “perché il neo e vetero democristiano Cuffaro non è un politico qualsiasi, a capo di un partitino qualsiasi. Ma è stato presidente di una giunta regionale della quale lei, professor Lagalla, è stato assessore. E per di più alla Sanità. Giusto la sanità siciliana, che ha fatto da sfondo al reato commesso allora, nel retrobottega di un negozio di Bagheria”.
Lagalla scrive nella sua lettera che “sono un uomo libero e forte. Ed è proprio in virtù di ciò che non ho rifiutato il sostegno politico del partito guidato da Totò Cuffaro, del quale, in anni ormai lontani, sono stato assessore alla Salute, licenziando un piano di rientro dal disavanzo sanitario efficace e credibile, che non ha ricevuto alcun rilievo né è mai stato commissariato. La mia libertà di spirito, l’essere immune a qualsivoglia ingerenza esterna, il muovermi sempre nel solco della Costituzione e una salda morale legalitaria, dimostrati in questi anni di servizio pubblico nelle istituzioni, mi portano ad apprezzare e non ripudiare lo sforzo di chi ha scelto la politica — il rapporto più nobile con i cittadini — come percorso civile di riscatto”.
E ancora: “I fatti relativi alle mie esperienze sono sotto gli occhi di tutti. Con me la mafia non ha mai messo piede né all’Università né negli assessorati. E rimarrà alla porta anche a Palazzo delle Aquile. Ad avere accesso saranno, innanzitutto, i portatori di speciali fragilità sociali e chi della mafia è vittima. Per loro è allo studio una misura per sostenere, ancora di più e in maniera diretta, i commercianti che denunceranno il pizzo. Inoltre, intendo costituire un organismo indipendente di contrasto alla corruzione e all’infiltrazione mafiosa nella pubblica amministrazione; potenziare il polo universitario penitenziario, promosso da assessore regionale all’Istruzione; insediare a Palermo una sede dell’agenzia Transcrime, per il monitoraggio e la prevenzione dei fenomeni malavitosi. La mafia purtroppo è ancora viva e vegeta a Palermo. Si muove nel sottobosco, sta lontana dai riflettori. Servono interventi decisi e nuove visioni per sradicare questa mala pianta”.
Intanto Lagalla si è occupato anche di politica. E ha comunicato ieri la lista degli assessori designati: ci sono gli aspiranti sindaci “trombati” dagli accordi nel centrodestra: cioè Francesco Cascio, Totò Lentini e Carolina Varchi. In rappresentanza di Noi con l’Italia c’è Antonello Antinoro, per la Lega Pippo Fallica. Mentre la seconda donna (per la parità di genere dovranno essercene 5), è una collaboratrice di Toto Cordaro all’assessorato all’Ambiente: si tratta della 37enne Antonella Tirrito, vicinissima alla Curia e molto apprezzata anche da Totò Cuffaro. Franco Miceli, invece, ha designato Federico Butera, docente palermitano al Politecnico di Milano; Irene Gionfriddo, avvocato; Marco Picone, docente di architettura all’Università di Palermo; Antony Passalacqua, dell’associazione Mobilita Palermo; Evelina Santangelo, scrittrice; Ornella Leone.