Ha ricevuto un voto altissimo dall’Università di Harvard (per l’approccio “molto più proattivo al contenimento del virus”, si legge nella rivista scientifica Harvard Business Review); e gode di un gradimento record (l’80% secondo la sondaggista Ghisleri), al pari della tedesca Angela Merkel. Luca Zaia, governatore del Veneto e della Lega, è uno dei personaggi positivi della crisi. La sua Regione, nonostante l’avvio sconfortante e il focolaio di Vo’Euganeo, è riuscita a contenere la pandemia con le zone rosse. E Zaia s’è dimostrato un uomo delle istituzioni, più e meglio di Salvini. Non ha cercato lo scontro, a differenza del “vicino” Fontana: “Luca non ha mai fatto polemiche politiche – si legge in un pezzo di Giuseppe Alberto Falci sull’Huffington Post, che riporta rumors del Carroccio – ha preso dal governo quello che poteva prendere, ha fatto da solo, senza inveire contro l’esecutivo di Conte. E se fa un passo in avanti, come quello sulla riapertura, lo fa perché ne è consapevole. Attilio (Fontana ndr.) invece ha cercato di dare colpe al governo, senza però dare l’idea di come gestire la situazione”.

Sembra aprirsi una nuova era per la Lega, che finalmente ha un competitor rispetto al populismo dilagante e alle preghierine di Salvini. Zaia, dopo due mandati da governatore del Veneto, a fine legislatura potrebbe abdicare da vincente. E dietro l’angolo, grazie all’assist di un altro moderato come Giorgetti, potrebbe assurgere a un ruolo di rilievo con vista su palazzo Chigi: “La prospettiva del dopo – si legge ancora sul Post – rimanda a una opposizione della responsabilità sul modello del Veneto, di una Lega di governo, pragmatica, che piace agli imprenditori, che viene apprezzata da Forza Italia e da tutto la galassia moderata”. Una nuova Lega desalvinizzata è possibile?