Ogni tanto mi soffermo a guardare a ritroso…gli anni spesi a lavorare al Centro sociale con Franco, con i ragazzi dell’Albergheria; la fatica di lavorare nel teatro della mia città; la fatica di non avere un luogo dove fare crescere un teatro fatto bene, alto…e i miei studi andati in malora, poi ripresi, ultimati. Unica costante di questo percorso così periglioso, mi sono accorta che è stata…e ancora lo è…l’amore, l’amore per la mia città. Avrei potuto ultimare gli studi e andare via, avrei potuto esportare il canto popolare in Germania, Inghilterra…ma sono qui e sono restata qui. E la guardo, ogni mattina, la mia città, svegliarsi con le sue grida e facce stanche…con i suoi abbracci, i va travagghiu, ‘nni viriemu, t’ ‘è diri na cosa…’un mi fari scujrdari; con i raccoglitori di ferro vecchio e gli abbanniaturi; con il nuovo che violento vorrebbe cancellare il vecchio ma non ce la fa…e io sto lì, ferma, presa dallo scirocco…innamorata del sangue e del sudore di questa terra, innamorata follemente delle sue carezze e delle sue coltellate. Sono una masochista forse…ma continuerò a cantare per lei e a ricordarle la sua bellezza che è la mia.
(tratto da Facebook)