Uno dei luoghi più belli al mondo, può essere considerato il centro della pace e della guerra, come la vita o la morte: qui mare e terra convivono per costituire un principio unico. Il Mediterraneo è per sua stessa natura un ventre profondo e sconfinato di antiche memorie, di viaggi memorabili, di tesori custoditi nella profondità dell’abisso, portando con sé la voce narrante di ogni viaggio e di ogni speranza.

Per la seconda volta la Fondazione Federico II in collaborazione con l’Assemblea regionale siciliana mette in scena una propria mostra: “Terracqueo, Aedi del Mare”, scritto a quattro mani da Salvo Piparo ed Egle Mazzamuto. Un progetto teatrale e musicale ideato e pensato con la Fondazione Federico II, approfondimento teatrale dell’esposizione tenutasi a Palazzo Reale tra il 2020 e il 2021. L’evento, che si terrà il 9 settembre alle 21 ai Giardini di Palazzo Reale, traccia le sonorità che provengono dal mare, ricreandone fedelmente le atmosfere, anche attraverso strumenti artigianali e tradizionali. Sarà possibile seguirlo in diretta streaming sulla pagina Facebook della Fondazione Federico II e sul canale youtube dell’Ars.

Il Mediterraneo si conferma memoria stratificata dell’umanità, come già sottolineato con la mostra Terracqueo, anche nella versione teatrale. Il ritmo incalzante della parola sarà l’argine di questo sconfinato mondo marino, galleggiando sulla terra come un tappeto sonoro che diviene immagine e parola. Strumenti musicali legati a diverse culture del Mediterraneo, ricreano antiche atmosfere perdute. Dal vivo Michele Piccione suonerà l duduk, il cajon, la darbuka, il digiridù, un aerofono ad ancia libera, un hulusi.

I suoni e i canti evocativi della rappresentazione teatrale Terracqueo narrano di un Mediterraneo acme culturale di diverse società del mondo antico, oltre che principio generatore di un sistema di equilibri dove terra e mare, Oriente e Occidente si contaminano alchemicamente.

La sperimentazione elettronica del giovane Federico Pipia, vincitore di Arezzo Wave, rievoca la profondità del mare e nuove tecnologie digitali creano l’eco degli abissi. Le musiche originali del maestro Piccione accompagnano i canti e i melismi intonati da Egle Mazzamuto. La voce narrante e l’interpretazione di Salvo Piparo raccontano i miti e le leggende del mare.

Nella storia il deus ex machina è Giufà, dal volto di sale, che interpreta l’humus di ogni strofa, pungendo i versi con l’ironia dei vinti mentre incerto interroga la sorte, musa e dea di tutti i cunti, che qui apparirà come eco ad ogni incipit di storia di mare, spesso funesta così come immortale. “Non c’è uomo più coraggioso sotto il sole di colui che abbandona un porto sicuro per inseguire un sogno” – dirà Giufà – che nel viaggio segna il destino di ogni marinaio: ritrovare dentro il buio dell’acqua la luce delle stelle, il peso solenne della volta celeste, sopra ogni Atlante.

“L’arte è strumento formidabile per comprendere il Mediterraneo, che grazie alla mescolanza di popoli e culture, sia in pace che in guerra, ha dato vita alla più sorprendente e complessa società cosmopolita del pianeta. Gli eventi proposti dalla Fondazione – ha detto il Presidente dell’Ars e della Fondazione Federico II Gianfranco Miccichè – negli ultimi tre anni hanno promosso la cultura dell’umanità e dell’integrazione e vogliono approfondire la vocazione naturale della Sicilia come ponte di pace tra tutte le popolazioni del Mediterraneo. Un concetto sviscerato lo scorso anno sotto forma di esposizione attraverso i reperti con la mostra Terracqueo, stavolta è traslato in forma teatrale”.

“La mediterraneità – ha detto Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II – va intesa come estensione del pensiero in grado di garantire il dialogo tra differenti culture. In questa direzione, l’evento teatrale che andrà in scena a Giardini di Palazzo Reale sul quale lavoriamo da due anni con Salvo Piparo e Egle Mazzamuto, è la naturale prosecuzione di un ragionamento iniziato con la mostra Terracqueo. Il Mediterraneo è l’unica area dove il mare e la terra si fondono. La pace oltre la guerra e la terra oltre il mare, tutto a rappresentare un comune denominatore”.

“Portare in scena la mostra Terracqueo – sottolinea Salvo Piparo – significa affondare le mani nel pozzo delle meraviglie. Terracqueo è attualità. Raccontarlo vuol dire prendersi cura del nostro passato e del nostro futuro. La trasposizione teatrale diventa un prolungamento della riflessione avviata con la mostra già nel 2020. Narrare oggi le storie del Mediterraneo, rievocando i miti e i grandi poeti, consente di recuperare il senso di un universo di terra e mare. Allo stesso modo permette di dare alle relazioni umane un valore assoluto, soprattutto adesso che con la pandemia si sono indebolite”