I cento milioni promessi da Schifani ai deputati, per imbastire una manovra-ter, non bastano più. E’ stato sufficiente spifferarlo ai giornali, per suscitare l’indignazione dei Comuni. E persino delle famiglie, che la scorsa estate hanno perso tutto a causa degli incendi (da Roma hanno incassato 6 milioni grazie alla dichiarazione dello Stato d’emergenza, ne servirebbero 300). Oggi chiedono di riconsiderare le priorità: non più feste e festini, ma problemi veri. Il governo, su questo punto, ha dato la sensazione di non essere molto centrato. Tanto che la proposta di Schifani di andare incontro alle esigenze dei parlamentari, arriva all’indomani di un’altra variazione di bilancio in cui il presidente della Regione ha voluto blindare le sorti dell’Ast, l’azienda siciliana dei trasporti, e garantito ai sindaci un contributo per il trasferimento dei rifiuti all’estero (50 milioni).

Non è soltanto il governo, però, a organizzare girotondi attorno alle emergenze, e lavarsene le mani quando si spengono i riflettori. E’ soprattutto il parlamento, da cui non emerge un indirizzo politico ostinatamente contrario a uno stallo dichiarato. Quand’è stata l’ultima iniziativa parlamentare degna di nota (senza considerare l’ “utilissimo” test del capello per scovare qualche drogato reo confesso)? Quale l’ultimo tentativo di riforma, al netto di quello sciagurato di far tornare l’elezione diretta nelle province (tentativo, peraltro, impallinato dai franchi tiratori del centrodestra)? Esiste una capacità di analisi e un’assunzione di responsabilità da parte di qualcuno dei settanta eletti?

Se all’inizio non c’era “abbastanza carne al fuoco” e il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, aveva trovato da ridire, ora che carne al fuoco ce n’è ancora meno, sembra che l’Assemblea si sia perfettamente adeguata ai tempi, ai ritmi e alle priorità di assessori per nulla incisivi. La chiamano inerzia. E non coinvolge solo i banchi già deserti della maggioranza, ma anche quelli dell’opposizione, da cui si levano timide e sparute critiche. Oltre a qualche iniziativa di per sé inconcludente: come quella del Partito Democratico che ha presentato una mozione per impegnare il governo Schifani (favorevole alla riforma) ad impugnare l’autonomia differenziata di fronte alla Corte Costituzionale, proponendo un referendum abrogativo.

Pd, Cinque Stelle e De Luca non si vedono. Ogni tanto si sentono, con qualche nota sui giornali. Ma non battagliano, non si immolano per la causa e contro gli sprechi. Al contrario: sono spesso in prima linea quando c’è da parcellizzare la spesa, perché tutti tengono famiglia ed elettori da “sfamare”. E’ successo a gennaio in sede di Finanziaria e anche per l’ultima variazione di Bilancio, che ha disimpegnato i deputati (niente ostruzionismo) in cambio della promessa di una “ricompensa”: mance per tutti. In attesa di conoscere i desiderata e il portafogli a disposizione dei settanta fortunati, compresi quelli di sinistra, è di questi giorni l’esultanza a mezzo social, da un lembo all’altro della Sicilia, per la spartizione dei piccioli decretata dall’assessorato regionale agli Enti locali.

Si tratta della seconda semestralità dei contributi che l’Ars ha garantito con l’articolo 4 della Legge di Stabilità votata a gennaio. C’erano tre milioni in palio, da suddividere in due tranche. Quest’ultima servirà a sovvenzionare 239 comuni. L’obiettivo è realizzare “iniziative finalizzate al rafforzamento della coesione sociale nel territorio di riferimento”, ma poi scopri che sono quasi tutte feste. Pochi esempi restituiranno l’idea dell’impegno dei deputati nei propri collegi elettorali: al comune di Solarino spettano 14 mila euro per il “No Stress Fest 2024” con la classica Sfilata dei Carroccioli; al Lentini Etnofest (nei pressi della discarica a orologeria?) toccano 20 mila euro; per la festa patronale di Maria Santissima della Neve, a Francofonte, partono altri 11 mila euro; e poi programmi estivi, feste patronali, sagre di pane e musica (come nel rinomato centro di San Giovanni Gemini). A Sciacca c’è anche il carnevale estivo (5 mila euro), mentre il Comune di Riposto ha già prenotato 6 mila euro per il prossimo Natale. La festa del Carretto a Vittoria costerà 20 mila euro, roba da far invidia a Militello Rosmarino, dove per la sagra della provola arriveranno le briciole (3 mila euro).

I parlamentari fanno il lavoro sporco, la Regione ci mette i piccioli e i sindaci si prendono i meriti: solitamente funziona così. Il meccanismo è rodato e mai nessuno si opporrà (per davvero). Anzi, non è ancora finito il lavoro che già si pensa alla prossima infornata: per la riparazione di chiese, campi sportivi e palazzetti, qualche contributo ad hoc, e nuove feste. Perché nessuno si accorga delle dighe vuote, delle discariche piene, degli incendi che dilagano, della sanità che annaspa. Queste piccole operazioni di tornaconto elettorale – pensate che per l’abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici privati la Regione ha erogato 1,5 milioni, la metà dei contributi assegnati alla movida – bastano ai parlamentari per accumulare credito nei confronti degli amministratori locali (magari li hanno appena disturbati indicando una terzina per le Europee) e a questi ultimi per far dimenticare i problemi ai siciliani, quelli veri. “Se non hanno più pane, che mangino brioche”, direbbero i francesi.