Neanche i numeri a volte riescono a far chiarezza fino in fondo. A quelli pubblicati un paio di giorni fa dal Ministero dell’Interno – in cui si nota che gli sbarchi, rispetto allo stesso periodo del 2017, siano diminuiti dell’82% – si contrappongono quelli di “Repubblica” che tira fuori un report relativo alla settimana appena trascorsa. In cui è possibile notare che i migranti recuperati in mare e approdati in Italia, al netto di Aquarius che poi è stata costretta a virare su Valencia, sono oltre duemila (2124 per l’esattezza). Le navi commerciali – i cosiddetti mercantili della salvezza – ne avrebbero presi a bordo 831, le navi militari italiane e straniere poco più di un migliaio, del resto si sono fatte carico le navi umanitarie.
La stretta del governo sui porti chiusi, in realtà, tocca soltanto le ONG come Sos Mediterranée. Nessuno potrà mai impedire ai cargo di prelevare i profughi alla deriva, né alla Marina o alla Guardia Costiera di vigilare e, ove necessario (come sta avvenendo negli ultimi giorni), mandare in avanscoperta mezzi più idonei ai soccorsi. Ognuno continua a fare il proprio lavoro, come e forse più di prima. Ecco che le parole di Salvini rischiano di diventare un boomerang se comparate alle realtà fattuale. Ma il ministro non si arrende e ieri, nel corso di un comizio a Seregno, ha rincarato la dose. Facendo riferimento alla festa su Aquarius, che era appena sbarcata al molo di Valencia, il leader del Carroccio ha invitato la Spagna ad accoglierne altri 66mila di migranti, estendendo la provocazione a Malta e Portogallo.
La linea di durezza del governo, confermata nelle ultime ore dal ministro Danilo Toninelli, quella è e quella resta. E rischiano di cadere nel vuoto gli appelli di Medici senza Frontiere, che sembrano orientati a chiedere un incontro a Salvini per fare in modo che in futuro non ci siano altri casi-Aquarius: “Chiederemo alla nostra Guardia Costiera di stare più vicina alle coste – ha ribadito il ministro in tv – non possiamo permetterci di portare mezza Africa sul nostro territorio. Dopo l’impegno per ridurre gli sbarchi lavoreremo pure sulle espulsioni”.
Cosa che, d’altronde, si appresta a fare anche la Spagna (dove il dato degli arrivi è raddoppiato rispetto ai primi cinque mesi dello scorso anno): va bene lo slancio di solidarietà, ma le autorità iberiche hanno annunciato che non faranno sconti e rispediranno a casa i profughi di Aquarius che non hanno le carte in regola per essere considerati rifugiati politici. Intanto, dopo il processo d’identificazione avvenuto ieri allo sbarco, i migranti sono stati trasferiti in centri d’accoglienza temporanei (compresi i minori non accompagnati). “L’Italia ci ha rifiutato, Dio no” hanno sussurrato dopo aver messo piede a terra. Qualcuno, per fortuna, è ancora dalla loro parte.