Com’è noto anche ai non “addetti ai lavori” siamo in un frangente della storia che sta ponendo al centro del dibattito politico globale (e non solo di quello accademico) il ruolo della cosiddetta democrazia illiberale e la sua capacità di costituire un’alternativa credibile al modello per così dire tradizionale, elaborato nella storia occidentale degli ultimi secoli.
Tale modello, fatto di persone e corpi intermedi, di dialogo, partecipazione e di rispetto delle regole sempre più spesso parrebbe “naufragare” nell’apparente inutilità di riti e contrapposizioni che mal si conciliano con la necessità di decisioni rapide e incisive da prendere per il “bene del popolo” in una realtà caratterizzata da crescente complessità e carica di incognite.
In questa prospettiva è proprio l’impegno pubblico vissuto sin dagli anni giovanili, certamente all’insegna di un significativo riconoscimento popolare insieme ai tanti errori e alle cadute di cui non cesso tuttora di portare le ferite, a rendermi sinceramente persuaso della rinnovata attualità di quel patrimonio ideale in cui la dottrina sociale della Chiesa non cessa di inscrivere l’impegno per la cosa pubblica di ogni cristiano così come di ogni uomo di buona volontà.
Per questo mi sento sollecitato ad intervenire da qualche recente commento apparso sulla stampa a proposito del rapporto tra la Democrazia Cristiana e gli alleati del centro-destra e dell’opportunistico ostracismo, da parte di alcuni di essi, nei confronti del suo attuale segretario nazionale.
Per quanto mi riguarda quella di centro destra costituisce un’alleanza che pur senza rimanere estranea alle inevitabili contingenze tipiche di qualsiasi percorso politico (fatto di mediazioni, protagonismi locali, tentativi andati a segno e occasioni mancate) è tenuta insieme, tuttavia, da un collante di ben più efficace mordente che non la semplice condivisione di ambiti di potere.
È, innanzitutto, quello di un solido e costruttivo spazio d’incontro tra l’affermazione delle libertà individuali ed economiche, intese quale espressione della migliore cultura liberale, e la dimensione partecipativa, solidale e sussidiaria, propria del popolarismo sturziano, del quale il percorso politico fatto in questi anni non cessa di mostrarci la sua perdurante fecondità.
Lo dimostra chiaramente l’attrattiva che la nostra proposta esercita, oggi, tra le generazioni più giovani, le tante donne e i molti amministratori locali che segnano l’indentikit della Democrazia Cristiana, tanto dentro il partito che nelle istituzioni.
Rispetto al tema di qualche candidatura in più o in meno, in vista delle diverse competizioni elettorali, credo sia proprio questo il primo obiettivo da promuovere e tutelare: quello di un bene comune idealmente sostenuto, nella prospettiva indicata dalla dottrina sociale cristiana e pragmaticamente perseguito coltivando l’arte del possibile di degasperiana memoria.
Sotto questo profilo nessun passo indietro e nessun passo di lato, nella radicata consapevolezza che l’esperienza di un partito, in ossequio a quella tradizione propria della democrazia occidentale che i cattolici democratici hanno contribuito a formare quale insostituibile componente ispiratrice, vive sempre in una relazione comunitaria e non può mai essere identificata o risolta nel destino politico di un singolo.
Può esserci certamente un altro modo di intendere l’impegno politico, ma non è, non sarà mai il nostro.
Se così non fosse stato il tentativo della Democrazia Cristiana, che allo stato attuale mi pare godere di un qualche significativo seguito popolare e che tanti all’inizio giudicavano velleitario se non addirittura visionario, non sarebbe mai nato.
Invece oggi c’è, operando con trasparente incisività per la crescita, nella tutela della legalità, dei territori di tante amministrazioni locali e sostenendo al contempo, con grande convinzione ed altrettanta lealtà, il Presidente Schifani.
Nel suo impegno al servizio della Sicilia e dei siciliani riconosciamo, infatti, l’autorevole espressione di una felice sintesi politica e di una qualificata azione di governo di quella alleanza che, non ce ne vogliano gli avversari, avrà ancora molto da dire e da fare per il presente ed il futuro della nostra Isola così come, grazie all’azione del Presidente Meloni, per quelli dell’intero Paese.